Non ci resta che vincere, il film campione di incassi arriva al cinema a dicembre

Campeones ha battuto ogni record in Spagna parlando di inclusione e usando attori disabili, lo presentano il regista Javier Fesser e l’attrice Athenea Mata

Non ci resta che vincere, il film campione d'incassi spagnolo arriva in Italia il 6 dicembre

Non ci resta che vincere arriva finalmente in Italia dopo lo straordinario successo in Patria: qui Campeones ha battuto ogni record ai botteghini con una storia che parla di amicizia e d’inclusione. A presentare, il candidato spagnolo per gli Oscar il regista Javier Fesser e l’attrice Athenea Mata che recita accanto a un gruppo di veri disabili appassionati di basket.

Non ci resta che vincere, in sala il 6 dicembre con BIM, racconta la storia di Marco (interpretato da Javier Gutiérrez), allenatore di basket di successo che per una condanna di guida in stato d’ebbrezza si ritrova ad allenare una squadra composta solo da disabili.

Il regista Javier Fesser ha spiegato in cosa Non ci resta che vincere è diverso dagli altri film che ha realizzato:

“È un film diverso da quelli che ho fatto prima, è diversa perché si basa sulla realtà che ho conosciuto. Ho iniziato a girare questo film volendo dimostrare che siamo tutti uguali e alla fine ho scoperto che siamo tutti differenti, la differenza sta nella maniera di apprendere è lì che si trova l’avventura, l’emozione, è lì che si trova anche il sorriso. È un film che invita a togliere le etichette e a non utilizzarle in nessuna circostanza”.

Al suo fianco Athenea Mata, l’attrice che recita nel film circondata da uno stupendo gruppo di attori con disabilità differenti:

“È stato un’esperienza fantastica, ho conosciuto un mondo, le famiglie e le persone che aiutano questi disabili, ragazzi che mi hanno cambiato molto, sono delle persone che amano divertirsi e vogliono vedere il buono di tutti noi, non sono competitivi. Sono felici, ti guardano nell’anima senza pensare a come sei vestito, ma penso che nella nostra società ce ne dimentichiamo”.

Non ci resta che vincere non è basato su una storia vera, come ha spiegato Fesser:

“Non si tratta di un caso concreto, ma la storia di molte persone che si ritrovano a essere obbligate a fare qualcosa che non era previsto e che cambia la loro vita e il loro punto di vista. Il film parla di questo: come vedere le cose sotto un altro occhio può aprire una finestra nella tua vita e può offrirti molte più opportunità. Il film gira intorno al mondo dello sport, dove non esiste il fallimento; uso lo sport come scusa per socializzare, per imparare dalla tua vita, per superarti, un uso dello sport in cui tutti escono vincitori. È una lezione enorme che ci dà il film in totale contrasto con il comportamento vergognoso della squadra spagnola di basket paralimpico a Sydney 2000”.

Alla squadra spagnola di basket paralimpico fu ritirata la medaglia perché si scoprì dopo anni che avevano ingannato usando solo due atleti disabili nel loro team, un episodio che cambiò le regole dello sport:

“La federazione spagnola ingannò le Paralimpiadi, la cosa triste è che quella squadra vinse con il massimo dei punti di scarto contro le altre squadre, dopo questo le regole dello sport sono state cambiate, specialmente una che rappresenta pienamente lo spirito dello sport paralimpico: se una squadra è in vantaggio di più di 20 punti sull’altra, ogni canestro viene contato al contrario. Questa regola sintetizza lo spirito di questo sport: non si viene per vincere, ma si impara e ci si diverte giocando con gli altri”.

Nel film gli attori dividono la scena con un gruppo di attori disabili, scelti al termine di un lungo percorso di casting:

“Il film è stato reso possibile grazie ad alcune associazioni che hanno lavorato a lungo per l’inclusione di persone disabili. Abbiamo lavorato con loro e ci hanno fatto conoscere le 600 persone che hanno preso parte al casting. Agli aspiranti attori avevamo chiesto di recitare un testo, una prova d’improvvisazione e una di basket, è stato speciale perché ho conosciuto le loro vite, i loro lavori e le loro famiglie. Abbiamo riscritto la sceneggiatura adattandola a loro e alle loro esperienze, usando anche i loro veri nomi, di tutte le 600 persone c’è qualcosa nel film, grazie alle dieci persone protagoniste il film è diventato migliore”.

Athenea Mata ha raccontato del rapporto che si è instaurato con queste dieci persone:

“Alla prima lettura del copione, l’attrice che interpreta Collantes, Gloria Ramos, ha letto che il suo personaggio avrebbe dovuto portare degli sci e si è chiesta come li avrebbe ottenuti. Stavamo iniziando questo cammino splendido e già sapevamo che sarebbe stato stupendo. Spesso quando fai un film, gli attori finita la scena se ne tornano sul camper, con questi attori fra una scena e l’altra si cantava, si ballava. La mia vita è stata cambiata da questo film, siamo ancora amici, ci vediamo, ci siamo rivisti al festival di San Sebastián, in questo mondo tutti sono tirati, mentre loro sono arrivati, ti vedono e ti amano per quello che sei: portano un po’ di autenticità a questo mondo”.

Fesser ha ammesso di non aver avuto difficoltà a girare Non ci resta che vincere, un film che ha vinto 18 milioni di euro senza usare attori conosciuti, cosa è successo al botteghino?

“È il quinto film che ho la fortuna di dirigere ed è stata la produzione più facile che ho fatto o così la ricordo perché è stata circondata da affetto e da emozioni. L’ho girata con pochissimo budget, non penso a come un film aggancerà il pubblico, questa è una storia onesta, emozionante e divertente. È la prima volta che dirigo qualcosa che non ho scritto, mi sono innamorato dei personaggi e della sfida di usare veri disabili, la capacità che hanno di arrivare a te con loro ottimismo, di vivere giorno per giorno è quello che ha connesso il pubblico non solo di Spagna, ma in tutto il mondo. Queste persone arrivano a te in modo profondo, quando ci togliamo la maschera siamo noi stessi e siamo identiche nel Sahara o al polo Nord”.

Anche per Athenea Mata è stato così e l’attrice ha citato anche le paure di alcune associazioni prima di vedere il film:

“Il lavoro delle associazioni è stato fondamentale, erano venute a vedere il film pronti a criticarlo, ma dopo averlo visto le loro paure erano svanite e piangevano di gioia. Ho visto il film con mio figlio e accanto a noi c’era seduto un ragazzo disabile e il cinema dava un messaggio di inclusione. Credo che il successo del film si debba al suo messaggio di freschezza e di luce, in un mondo così cinico e in cui i tg danno solo notizie ‘oscure’, c’è bisogno di più luce”.

Fesser ha diretto il film, il regista ammette di non aver dovuto insegnare ai suoi attori a recitare:

“Ho fatto in modo che si sentissero a proprio agio e interpretare se stessi, ed è quello che fanno. Essere te stesso è difficile per un attore perché sei preoccupato di quello che metti in mostra, ma lasci da parte l’ego è più facile interpretare chi sei. Ho capito da regista che non bisogna dare per scontato che si hanno dei limiti, sul set ho visto quanto è bello vedere quello che le persone riescono a fare se si ha fiducia in loro stessi. Con gli attori abbiamo fatto delle prove, ma non hanno imparato a memoria il copione. Per una volta ho lasciato da parte i tecnicismi, e ho visto quanto fosse bello quello che avevo davanti”.

A presentare il film anche alcuni atleti della Fisdir, la Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali, fra loro loro anche due neo-campioni del mondo: Francesco Leocata e Alessandro Ciceri; Rudd Koutiki atleta di punta della squadra paralimpica di atletica leggera e Nicole Orlando plurimedagliata nella ginnastica artistica e nell’atletica leggera. 

Tutti quanti hanno spiegato l’importanza dello sport nelle loro vite e Nicole, volto già noto in TV, ha spiegato la filosofia di vita sua e degli altri atleti presenti:

“Io non mollo mai, voglio seguire la mia strada, mi piace stare con gli amici e compagni della Fisdir”.

Alla fine del film, senza fare spoiler, gli atleti sono tutti felici nonostante il risultato finale:

“Quello che hanno detto questi atleti è quello che raccontiamo nel film, i ragazzi vogliono vincere, ma la grande differenza è nel momento della sconfitta. Jesús, uno degli attori del film, ha detto a un giornalista che gli chiedeva se si era divertito sul set: Siamo stati contenti perché se no non lo saremmo stati. Se perdi puoi essere triste, ma puoi anche essere orgoglioso di aver dato tutto anche senza vittoria finale. Nello sport professionale, la sconfitta è vista come un fallimento, ma non ha nulla a che vedere con il senso originale dello sport”.

Fesser è stato spinto da un’enorme ammirazione per questi ragazzi:

“È fondamentale comprendere, rispettare e amare le persone protagoniste della sceneggiatura, in questo caso c’è un’enorme ammirazione. Quando racconti la storia di qualcuno che ami o ammiri, non sei preoccupato che il messaggio e quello che mostri sia incorretto, il film è raccontato con profonda ammirazione ed è un ritratto sincero e fatto col cuore”.

Non ci resta che vincere probabilmente sarà candidata a moltissimi Goya, gli Oscar del cinema spagnolo, il titolo è anche il candidato agli Oscar per la Spagna:

“Vorremmo vincere con questo film, se arrivassimo secondi saremmo distrutti. Stiamo promuovendo il film a Los Angeles per gli Oscar, sogniamo di farcela, quello che abbiamo imparato in questo film e che i sogni vanno inseguiti, anche quando ti dicono che sono impossibili. La cosa più interessante è averci provato, il cammino verso il premio è la vera ricompensa, non nel momento finale”.

Non ci resta che piangere è il titolo italiano dello spagnolo Campeones, per Fesser la traduzione è positiva affinché venga rispettato il messaggio del film:

“Il miglior titolo per me è quello che aveva in Spagna, penso che quello italiano corrisponde alla filosofia del film, e poi in italiano ha un suono bellissimo”.

Per Athenea Mata la scena più commuovente è stata quella che ha condiviso Stefan, l’attore che interpreta Manuel:

“Ne ho moltissime, e alcune non sono in questa versione, c’è ne una con l’attore che interpreta Manuel, lui fa sempre un gesto con le mani e gli ho chiesto perché lo facesse, mi ha risposto: così il mondo va più rapido. Javier ha deciso di aggiungerlo, mentre lo faceva lo guardavi negli occhi ed era vero quello che diceva”.

La morale del film è che vincere non è importante, per Fesser è una delle chiavi del film:

“Al lancio in Spagna di Campeones, questa frase accompagnava il film. È esattamente la sintesi della filosofia di questa squadra, non sono capace di fare una comparazione di quello che funziona o no. Non penso che il titolo, il trailer, il poster, ma è il film che ti fa ridere, ti commuove e ti rende felice, chi vede questo film si sente così. Non solo ha vissuto un momento di intrattenimento, ma chi la vede sente che qualcosa ha cambiato e qualcosa dentro di te è stato mosso dal film”.

Non ci resta che vincere vi aspetta al cinema dal 6 dicembre distribuito da BIM Distribuzione.

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