Conti in ordine e una robusta dose di investimenti. Per Ama è tempo di spingere forte sull’acceleratore e tornare ad essere un’azienda all’altezza di una metropoli, anzi di una Capitale. I numeri della municipalizzata romana non mentono. Il primo semestre 2021 si è chiuso con un utile di 500 mila euro mentre il debito verso i fornitori è sceso del 36% dal 2016 al 30 giugno 2021, portando il valore del debito attuale a 157 milioni di euro. L’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, manager con un passato alle Ferrovie e al gruppo Marcegaglia è l’artefice di tale risanamento e non può che rivendicarne i risultati. “Siamo partiti da una vera e propria rigenerazione dell’azienda e da un nuovo rapporto di fiducia con l’azionista”, spiega Zaghis.
“Abbiamo analizzato a fondo i bilanci degli ultimi anni e capito che cosa avesse spinto la società a un punto di non ritorno. Il 9 giugno del 2020 abbiamo approvato un piano di risanamento da 700 milioni con all’interno un piano industriale da 340 milioni e con un aumento di capitale da 256 milioni”. Il risanamento di Ama però non può bastare a mettere al riparo Roma e le sue strade dalle ormai note emergenze spazzatura.
Servono impianti e Zaghis lo sa bene. “Nel Centro-Sud Italia mancano 165 impianti per il trattamento dell’indifferenziato e differenziato, 44 solo nel Lazio. Ama va in questa direzione e realizzerà otto o nove impianti nuovi, arrivando a coprire il 20% del fabbisogno del Lazio. Abbiamo già messo a terra 178 milioni di investimenti, altri 80 milioni nel 2021 e oltre 70 nel 2022. Se poi si guarda alle quantità trattate da questi nuovi impianti che realizzeremo, la quota di fabbisogno coperta salirà al 50%”, spiega il manager. “In questo modo non solo miglioreremo la rivendita di materie prime, ma permetterà alla stessa Ama di migliorare le proprie performance e ridurre anche la Tari.
Solo attraverso gli impianti si migliora la situazione. E poi questi progetti sono previsti nel Pnrr, aspettiamo solo i bandi”. Già, la Tari, la tassa sui rifiuti, spina dorsale dei ricavi di Ama. Imprese e commercianti da tempo ne chiedono la riduzione, complice un importo pro-capite tra i più alti d’Italia. “Dal 1 gennaio del 2020 Ama non è più responsabile della riscossione della Tari”, mette in chiaro Zaghis. “L’impegno che Ama si è presa è quello di recuperare la maggior parte di elusione possibile. Questo migliorerà il gettito e consentirà a tutti di pagare meno”.