Ancora cassonetti in fiamme a Roma dove da giorni va a rilento la raccolta dei rifiuti e in vari quartieri ci sono secchioni stracolmi. Due i roghi che si sono verificati a poca distanza alle 4: 30 in zona Portuense. Due cassonetti sono andati a fuoco in via Gandiglio e altri due in via del Colli Portuensi danneggiando lievemente un’auto in sosta. Sul posto vigili del fuoco e carabinieri della compagnia Eur che indagano. Da accertare le cause degli incendi. Analoghi episodi si sono verificati in altre zone della città nei giorni scorsi.
Intanto su Facebook la sindaca Virginia Raggi affronta il tema degli incendi negli impianti di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Roma e spiega in un post: “Incendi nei Tmb, fuoco ai cassonetti, danni alle strutture e ai mezzi di Ama: Roma è sotto attacco e non siamo solo noi a dirlo. Parlano i dati, le inchieste e i report delle forze dell’ordine”, facendo riferimento a un’intervista al magistrato Roberto Pennisi, procuratore della Direzione nazionale antimafia che “fornisce la sua chiave di lettura, parlando di un possibile sabotaggio”.
Raggi chiarisce: “Gli incendi all’interno delle strutture di smaltimento e trattamento dei rifiuti, come dimostrano numerose indagini, sono un affare in mano alle cosiddette ecomafie. Affari milionari che coinvolgono tutto il ciclo dei rifiuti, a partire proprio dagli imprenditori che, spesso, hanno agito in modo illegale. Non solo mafiosi ‘con la coppola’, interni alle cosche, ma spesso piccole associazioni criminali a cui rivolgersi ‘al momento giusto’. Ma Roma rappresenta un caso unico: gli incendi non servivano a bruciare i rifiuti, ma hanno colpito direttamente le strutture pubbliche di Ama. Noi abbiamo reagito, abbiamo alzato la guardia, innalzando i livelli di sicurezza ed il monitoraggio sui nostri siti. Roma non si piega”.
La sindaca, infine, allegando un video, spiega: “Sui rifiuti è in corso una guerra: la guerra dei rifiuti. Qualcuno vuole riportare ‘l’apostata’ al ‘precedente credo’. La gestione dei rifiuti di Roma che, da sempre, si è fondata su una ‘commistione tra attività legali ed illegali’: queste sono le parole che la Procura nazionale antimafia utilizzava nel 2016 per descrivere la recente rottura di un ‘meccanismo’ perverso nel ciclo dei rifiuti. Fatto di amicizie ‘poco raccomandabili’ che alcuni privati utilizzano per smaltire in modo economico e veloce”.
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