Caso Orlandi, nelle indagini spunta il nome dello zio di Emanuela

Pietro Orlandi convoca la stampa, "hanno superato il limite, mio zio era fuori Roma quando scomparve Emanuela”. Natalina, da mio zio nessuno stupro, semplici avances

Nel giallo di Emanuela Orlandi spunta il nome del deceduto zio Mario Meneguzzi, marito della zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983. Secondo un servizio de La7, l’allora segretario di Stato vaticano scrisse a un sacerdote confessore degli Orlandi chiedendogli se sapesse che Meneguzzi molestava la sorella maggiore di Emanuela: il religioso rispose di sì.

Ma perche’ si parla di Meneguzzi? Il nome dello zio di Emanuela appare ora in un carteggio consegnato dal promotore di Giustizia Vaticano Alessandro Diddi alla procura di Roma, ma non si tratta di una novita’ assoluta: la posizione di Mario Meneguzzi (per tanto tempo gestore di un bar alla Camera dei Deputati) era stata vagliata in passato dagli investigatori che da 40 anni cercano risposte al giallo irrisolto. Nei documenti in mano ai magistrati, di cui ha dato notizia ieri sera il Tg di La7, si fa riferimento a presunte molestie subite da Natalina Orlandi (sorella di Emanuela) da parte dello zio Mario, aprendo dunque all’ipotesi (al momento priva di riscontri) che l’uomo potrebbe aver riservato lo stesso trattamento anche a Emanuela. Meneguzzi ha sempre detto di trovarsi a Torano, in provincia di Rieti, il giorno in cui spari’ nel nulla sua nipote. Gli investigatori dell’epoca concentrarono la loro attenzione sullo zio di Emanuela, ma la pista venne abbandonata quando Papa Giovanni Paolo II, parlando pubblicamente del sequestro dell’allora 15enne, fece riferimento prima a un caso di rapimento e poi in privato a una vicenda di terrorismo internazionale. Da quel momento, al centro degli accertamenti degli inquirenti italiani, sono finite tantissime altre ipotesi, prima fra tutte quella sul coinvolgimento della Banda della Magliana con il boss De Pedis in primo piano e, piu’ recentemente, quella sulla pedofilia che avrebbe portato Emanuela fino a Londra.

Oggi, a distanza di anni, la pista ‘familiare’ torna a riprendere quota tra le proteste indignate del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che ha detto: “hanno superato il limite. Ho capito che sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, senza vergogna, senza vergogna, mi fanno schifo”. Alla conferenza stampa, organizzata da Pietro la  sorella Natalina ha detto: Per prima cosa “non esiste stupro. E’ una cosa che risale al 78. Siccome lavoravamo insieme con mio zio, mi ha fatto delle semplici avances verbali, un regalo. Ma quando ha capito che non c’era possibilita’ si e’ fermato. E’ stato uno scivolone di un uomo 50enne. Nel 78 io avevo 21 anni, ero adulta, forse un po’ ingenua e forse un po’ stupida”.

“Mio zio era fuori nel giorno in cui scomparve Emanuela. La prima cosa che fece mio padre è stato chiamarlo. Hanno fatto un’indagine, chiamate i figli. Io posso confermare che loro erano fuori”. Così in conferenza stampa Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. “Io sono aperto a qualsiasi tipo di ipotesi, in passato anche la famiglia è stata seguita e controllata. A distanza di 40 anni le procure dovrebbero convocare i responsabili di quella presunta ipotesi e interrogarli. Su cosa si sono basati? È una cosa gravissima, un sacerdote che riceve in confessione un pensiero non può dirlo. La procura di Roma come lo ha saputo? La cosa è stata già indagato all’epoca. Mio zio era in vacanza lontanissimo da Roma. Queste cose le sapevano in procura. Mi domando come lavorano”, ha concluso Pietro.

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