British Airways sospende tutti i voli diretti da e verso la Cina continentale a causa della crescente preoccupazione per l’epidemia di coronavirus. La decisione della compagnia aerea britannica arriva dopo che il governo del Regno Unito ha messo in guardia contro tutti i viaggi, tranne quelli essenziali, verso il paese asiatico.
Secondo quanto riferisce “The Independent”, il sito web British Airways non mostra voli diretti per la Cina disponibili a gennaio o febbraio. “Ci scusiamo con i clienti per l’inconveniente, ma la sicurezza dei nostri clienti e dell’equipaggio è sempre la nostra priorità”, ha dichiarato la società in una nota diffusa oggi. “I clienti in viaggio verso o dalla Cina nei prossimi giorni possono trovare maggiori informazioni su Ba.com”, ha riferito la compagnia.
Anche gli Stati Uniti rafforzano i controlli aeroportuali dei passeggeri per contenere il coronavirus, anche se i funzionari sanitari federali hanno dichiarato che il rischio di infezioni estese negli Stati Uniti è basso.
In cinque importanti aeroporti degli Stati Uniti sono attivi i controlli sui passeggeri provenienti da Wuhan per i sintomi dell’infezione da coronavirus. Intanto la United Airlines è la prima compagnia aerea statunitense a cancellare voli: ne ha sospesi 24 di andata e ritorno tra Stati Uniti e Cina a partire dal primo febbraio per il significativo calo della domanda.
Superati i numeri della Sars: picco del virus atteso tra 10 giorni
Il numero totale di casi confermati di coronavirus in Cina ha superato quello dei casi di Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) nel 2003, ma la nuova malattia sembra essere meno grave rispetto alla Sars. Lo ha dichiarato al giornale “Healt Times” Zeng Guang, capo epidemiologo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Zeng ha spiegato che rispetto alla Sindrome respiratoria acuta grave, il nuovo focolaio di coronavirus è meno grave e alcuni pazienti con malattia lieve possono guarire senza dover essere ricoverati in ospedale.
I dati rilasciati dalla Commissione nazionale sanitaria cinese, aggiornati alle ore 8 di questa mattina (ora locale), parlano di un totale di 5.974 infezioni confermate e di 132 decessi dall’inizio di dicembre 2019. Ciò significa che il virus ha causato più casi della Sars in un solo mese: sella Sars furono segnalati 5.327 casi in Cina tra la fine del 2002 e il 16 agosto 2003, con 349 decessi.
Zeng ha spiegato che, tuttavia, il nuovo virus è più difficile da controllare e prevenire, poiché può anche essere trasmesso tra gli esseri umani durante il periodo di incubazione. “Con il blocco della città di Wuhan, epicentro dell’epidemia, il numero di casi esportati dalla città diminuirà gradualmente, quindi anche l’aumento dei casi in altre parti della Cina sarà messo sotto controllo”, ha rassicurato Zeng.
Zhong ha inoltre aggiunto che l’epidemia “non aumenterà su larga scala”.”Credo che dovrebbe raggiungere il picco tra circa settimana-10 giorni“, ha aggiunto. Zhong ha detto a “Xinhua” che il “tasso di mortalità continuerà sicuramente a scendere” anche se finora non è stata trovata alcuna cura.
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Primo caso negli Emirati
Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato la registrazione del primo caso di Coronavirus nel proprio paese, secondo l’agenzia di stampa ufficiale “Wam”. In una dichiarazione, il ministero della Salute e della protezione della comunità di Abu Dhabi ha affermato che lo stato di salute dei pazienti contagiati è stabile e sotto osservazione medica.
Si tratta di una famiglia proveniente da Wuhan, in Cina. Il ministero ha inoltre confermato che ha adottato le precauzioni necessarie in conformità con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e che la situazione sanitaria generale non è motivo di preoccupazione.
Ieri il primo caso in Giappone
Il governo del Giappone ha confermato ieri, 28 gennaio, il primo caso domestico di trasmissione tra individui del nuovo coronavirus cinese. L’annuncio è giunto in contemporanea con l’invio del primo volo speciale per il rimpatrio dei cittadini giapponesi residenti a Wuhan, città cinese della provincia di Hubei epicentro dell’infezione.
Il primo caso giapponese di trasmissione del virus si è verificato a Nara, città del Giappone centrale: il soggetto infetto, che attualmente si trova ricoverato in condizioni stabili, è un conducente d’autobus di 60 anni, che non ha mai visitato Wuhan, ma che nelle scorse settimane è stato in contatto con turisti cinesi provenienti dalla provincia di Hubei.
Il governo giapponese ha classificato il nuovo coronavirus come “patologia infettiva designata”, un passaggio amministrativo che consentirà la quarantena forzosa dei pazienti infetti e altre misure emergenziali tese a contrastare la diffusione dl virus nel paese.
Rimpatriati dalla Cina 206 giapponesi
Un volo charter inviato a Wuhan, in Cina, per evacuare i cittadini giapponesi dalla città epicentro della nuova infezione da coronavirus è rientrato in Giappone questa mattina. Il Boeing 767, che aveva lasciato l’aeroporto Haneda di Tokyo poco dopo le 20 di ieri, ora locale, ha consentito a 206 giapponesi di rientrare nel loro paese. Il ministro degli Esteri, Toshimitsu Motegi, ha però annunciato che 650 degli oltre 700 giapponesi residenti a Wuhan hanno espresso il desiderio di tornare a casa. Il governo sta organizzando ulteriori voli che partiranno per Wuhan già mercoledì, ha aggiunto il ministro.
Le persone che presentano sintomi come la febbre saranno inviati in ospedale all’atterraggio all’aeroporto Haneda di Tokyo, mentre quelli senza segni di infezione potranno andare a casa e poi a lavoro o a scuola. Per questi ultimi le autorità hanno raccomandato di evitare esposizioni a folle numerose e di misurare la temperatura corporea due volte al giorno.
Anche 694 cittadini coreani chiedono di tornare a casa
Anche il governo della Corea del Sud si prepara ad evacuare per via aerea i suoi cittadini da Wuhan. L’iniziativa di Suel è analoga a quella intrapresa dai governi di Giappone e Stati Uniti. Un totale di 694 cittadini sudcoreani che si trovano a Wuhan e nelle aree limitrofe hanno presentato domanda per l’evacuazione tramite un volo charter che verrà effettuato non prima di giovedì.
Il consolato generale della Corea del Sud a Wuhan ha annunciato che le autorità di Seul sono impegnate ad organizzare l’evacuazione. Nessun cittadino cinese sarà ammesso a bordo del volo, neanche se parente di cittadini sudcoreani: tale restrizione, ha precisato una fonte del governo sudcoreano, risponde ai regolamenti varati dalle autorità cinesi. L’imbarco non sarà consentito nemmeno a quanti esibiscano sintomi influenzali. Al loro arrivo in Corea del Sud, tutti i passeggeri verranno posti in quarantena presso una struttura specializzata per 14 giorni.
Anche centinaia di cittadini statunitensi confinati nella città di Wuhan verranno evacuati tramite un volo riservato alla volta di Ontario, in California, secondo quanto dichiarato al quotidiano “Nikkei” da un portavoce del dipartimento di Stato Usa.
Il velivolo evacuerà anzitutto il personale del consolato familiare a Wuhan e le rispettive famiglie; il posto a disposizione per gli altri cittadini Usa a Wuhan sarà limitato, e offerto a pagamento. Prima della partenza tutti i passeggeri dovranno sottoporsi a controlli per individuare eventuali sintomi dell’infezione.
Crece il numero delle vittime: 106 in Cina e oltre 4mila casi confermati
Le autorità sanitarie cinesi hanno dichiarato oggi che è salito a 106 il numero delle vittime causate dal nuovo ceppo del coronavirus, a che il numero dei casi diagnosticati in tutto il paese è salito a 4.515. Il numero di casi confermati sino alla mezzanotte del 27 gennaio salito a 2.714 nella provincia di Hubei, e in particolare 1.590 a Wuhan; nella provincia hanno perso la vita 100 persone, di cui 85 a Wuhan. Secondo quanto riferito dalle autorità cinesi, l’Amministrazione nazionale cinese per l’immigrazione ha anche invitato le persone a riconsiderare i viaggi all’estero per ridurre i movimenti transfrontalieri come mezzo per contenere il nuovo coronavirus.
Borse cinesi chiuse fino al 3 febbraio
Il mercato azionario cinese rimarrà chiuso fino al prossimo lunedì 3 febbraio. In dichiarazioni separate, le borse di Shenzhen e Shanghai hanno annunciato che la negoziazione è ora prevista per riprendere il 3 febbraio. Entrambi i mercati sono stati chiusi dal 24 gennaio per le festività e inizialmente avrebbero dovuto riaprire il 31 gennaio, ma la decisione di rinviare l’apertura è dovuta al recente scoppio dell’epidemia da coronavirus in Cina.