L’ambasciata di Israele presso la Santa Sede fa un mezzo passo indietro nello scontro col Vaticano sui morti a Gaza. Con una nuova nota la sede diplomatica israeliana corregge il tiro e “precisa” che la parola più adatta sarebbe stata non frasi “deplorevoli” ma “sfortunate”, se non fosse scivolata nella traduzione. “Il comunicato originale era in lingua inglese e successivamente è stato tradotto in italiano – spiega infatti l’ambasciata -. In inglese il comunicato, in riferimento alle parole di Sua Eminenza il Cardinale Parolin, così recitava: ‘It is a regrettable declaration’.
Un problema di traduzione
Nella traduzione in italiano è stata scelta la parola ‘deplorevole’ che poteva anche essere tradotta in modo più preciso con ‘sfortunata’”. Insomma il governo di Tel Aviv cerca di correggere il tiro, considerato che mezzo mondo ha criticato il modo con cui l’ambasciata israeliana ha definito “deplorevoli” le dichiarazioni del segretario di Stato Vaticano , cardinale Pietro Parolin, sull’ingiustificabile alto numero di vittime civili a Gaza.
I cristiani a Gaza
D’altronde anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva in sostanza definito eccessiva la risposta israeliana agli attacchi del 7 ottobre. La preoccupazione per quanto sta avvenendo a Gaza è evidenti ai vari livelli della gerarchia cattolica. I pochi cristiani che sono rimasti nella zona sono cattolici, e una parte di loro sono rifugiati nella parrocchia della Sacra Famiglia.
I rabbini ringraziano il Papa
Un gruppo di rabbini e studiosi del dialogo ebraico-cristiano ha scritto al Papa: “Ci conforta il fatto che Ella abbia teso la mano agli ebrei di tutto il mondo, e in particolare a quelli di Israele, in questo momento di grande sofferenza”, scrivono, sottolineando “anche il suo impegno nell’opporsi attivamente all’antisemitismo e all’antigiudaismo, che negli ultimi tempi hanno assunto dimensioni sconosciute alla maggior parte di noi durante la nostra vita”. La lettera, della quale dà notizia in prima pagina l’Osservatore Romano, è firmata da Jehoshua Ahrens (Francoforte/Berna), Yitz Greenberg (Gerusalemme/New York) e David Meyer (Parigi/Roma), nonché Karma Ben Johanan (Gerusalemme) e Malka Zeiger Simkovich (Chicago).