Afghanistan: dagli italiani a Kabul alle minacce di tagli dell’Fmi

Continua il ponte aereo Kabul-Roma. Oggi in arrivo a Fiumicino 202 afgani: sono oltre 500 gli ex collaboratori e loro familiari già trasferiti in Italia. Intanto Facebook chiude il profilo dei talebani su Whatsapp

Questa mattina alle 08:00 italiane è decollato da Kabul un C130 dell’Aeronautica militare che ha evacuato 99 cittadini afgani. Lo riferisce un comunicato del ministero della Difesa, secondo cui nella notte un altro velivolo C130 era decollato da Kabul con a bordo 95 persone. Dopo uno scalo tecnico, tutte le persone evacuate dai C130 saranno trasportate con i KC767 in Italia dove il prossimo volo giungerà nelle prossime ore. Nella giornata di oggi ulteriori due C130J decolleranno dal Kuwait per Kabul. Sempre in esecuzione del ponte aereo, nella tarda mattinata di oggi atterrerà a Fiumicino un KC767 con a bordo 200 afgani evacuati nella giornata di ieri dalla capitale afghana. Con l’arrivo odierno sono oltre 500 gli ex collaboratori e loro familiari trasferiti in Italia dal giugno scorso quando con l’operazione Aquila 1 furono portati nel nostro Paese 228 afgani.

 

 

La Difesa ha messo in campo per l’operazione Aquila Omnia, pianificata e diretta dal Covi (Comando Operativo di Vertice Interforze), comandato dal generale Luciano Portolano, otto aerei, quattro KC767 che si alternano tra l’area di operazione e l’Italia e quattro C130J, questi ultimi dislocati in Kuwait, da cui parte il ponte aereo per Kabul. Sono oltre 1.500 i militari italiani del Covi impegnati su disposizione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini in questa complessa operazione per il pon te aereo Roma-Kabul. Personale del Joint Force HQ (Jfhq), del Comando operazioni forze speciali (Cofs), della Joint evacuation task force (Jetf), della Joint special operation task force (Jsotf), del Comando operazioni aerospaziali Am (Coa), della 46esima Brigata aerea, del 14esimo stormo dell’Aeronautica militare, della Task force air di Al Salem (Kuwait), oltre a tutti i militari delle Forze Armate e dei Carabinieri preposti alla accoglienza e gestione al loro arrivo in Italia.

L’Fmi taglia i fondi all’Afghanistan

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha annunciato ieri che l’Afghanistan non potrà più accedere ai finanziamenti erogati dall’organizzazione, incluso un pagamento di quasi mezzo miliardo di dollari già calendarizzato, a seguito della conquista di Kabul da parte dei talebani. La decisione del Fondo riflette l’incertezza riguardo il riconoscimento di un governo talebano dell’Afghanistan da parte della comunità internazionale. “Come sempre accade, il Fmi è guidato dalle prospettive della comunità internazionale”, recita una nota diffusa da un portavoce del Fondo monetario. “Al momento manca nella comunità internazionale una chiara visione riguardo il riconoscimento di un nuovo governo in Afghanistan”. Per tale ragione, il Fondo sospenderà l’accesso del Paese ai diritti speciali di prelievo (Dsp) e ad altre tipologie di risorse finanziarie e creditizie. Il Fondo monetario internazionale è impegnato proprio in queste settimane nel processo di allocazione di nuovi Dsp per un importo complessivo di 650 miliardi di dollari in dollari, euro, yen, sterline e yuan per il sostegno alle economie globali danneggiate dalla pandemia di coronavirus. La direttrice del Fondo, Kristalina Georgieva, ha definito il piano “la più grande allocazione di Dsp nella storia del Fmi”.

Chi sono gli italiani ancora a Kabul

All’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul è ancora presente una parte del personale dell’ambasciata d’Italia in Afghanistan, in particolare il console Tommaso Claudi, secondo segretario, il quale mantiene il collegamento con la Farnesina e partecipa all’organizzazione dei voli italiani, oltre al personale consolare e a diversi militari. È quanto riferito da fonti locali ad “Agenzia Nova”.

È italiano anche l’Alto rappresentante civile della Nato, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, che da giorni ha preso in carico l’intera gestione dello scalo aereo di Kabul. Come fanno notare le fonti locali, l’aeroporto passerà sotto il diretto controllo dei militari statunitensi solo nella fase finale dell’evacuazione del personale militare e civile. Al momento lo scalo aereo della capitale è gestito dalla Nato che proprio attraverso l’ambasciatore Pontecorvo ne garantisce la funzionalità, la gestione del traffico aereo, le forniture elettriche ed alimentari e tutta la logistica.

L’aeroporto Hamid Karzai è l’unico scalo aereo ancora attivo nel Paese e da cui possono essere condotte le complesse operazioni di evacuazione. Oltre agli occidentali, l’amministrazione dell’Alleanza atlantica sta lavorando per consentire l’uscita dal Paese ai collaboratori afgani, e alle loro famiglie, che negli ultimi anni hanno lavorato per i Paesi Nato. Si tratta di diverse migliaia di persone che, in buona parte, sono attualmente accampate nell’aeroporto.

Ghani: “Ho lasciato l’Afghanistan per evitare una catastrofe”

L’ex presidente dell’Afghanistan, Ashraf Ghani, ha smentito la notizia secondo cui sarebbe fuggito dal Paese portando con sé una grande quantità di denaro, sottolineando di aver lasciato Kabul per evitare “una catastrofe”. Ghani lo ha detto durante un discorso televisivo tenuto questa sera dagli Emirati Arabi Uniti, dove si trova con la famiglia dopo aver lasciato l’Afghanistan domenica scorsa, 15 agosto. “Le accuse di una mia partenza da Kabul con denaro sono prive di fondamento”, ha detto l’ex presidente. “Ho lasciato il Paese per evitare una grande catastrofe”, ha sottolineato Ghani. Nelle scorse ore era circolata la notizia di un presunto ricovero in ospedale ad Abu Dhabi per il capo dello Stato uscente dell’Afghanistan, la cui presenza negli Emirati è stata confermata oggi dalle autorità emiratine. Ghani ha anche detto che “ritornerà nel prossimo futuro” in Afghanistan dopo aver lasciato il Paese domenica scorsa, 15 agosto, mentre i talebani conquistavano la capitale Kabul. Ghani lo ha annunciato in un discorso televisivo tenuto questa sera alla nazione dagli Emirati Arabi Uniti, dove si trova attualmente con la famiglia. “Domenica scorsa mi sono recato nel mio ufficio normalmente e a mezzogiorno sono andato al ministero della Difesa”, ha detto Ghani. “Alcuni guardiani sono giunti, mi hanno informato che vi era un sospetto colpo di Stato e mi hanno portato via dall’area”, ha sottolineato. “Mi hanno costretto a lasciare la capitale, e dopo i soldati talebani sono entrati nella sede della presidenza (…) Hanno cercato di trovarmi e volevano ripetere il caos di 20, 30 anni fa”, ha sottolineato. “Se fossi rimasto al potere i talebani avrebbero versato sangue”, ha proseguito Ghani, aggiungendo di “non temere la morte, ma di non voler mettere in pericolo l’Afghanistan”. “Le nostre forze non hanno responsabilità per la sconfitta”, ha aggiunto Ghani, secondo cui tale responsabilità è in capo “ai politici”.

Distrutta la statua di Abdul Ali Mazari

I talebani hanno distrutto questa notte una statua di Abdul Ali Mazari, leader del gruppo etnico degli Hazara ucciso dagli insorti islamici nel 1995, a Bamiyan, nel centro dell’Afghanistan. Lo riferisce l’agenzia di stampa afgana “Pajhwok”, che pubblica un’immagine del monumento vandalizzato. Proprio a Bamiyan, nel marzo 2001, i talebani fecero saltare in aria e distrussero due colossali statue del Buddha scolpite nella roccia, denunciandole come “idoli”.

Centinaia di persone hanno manifestato a Jalalabad, quinta città dell’Afghanistan, situata a circa 150 chilometri a est di Kabul vicino al confine con il Pakistan. Secondo testimoni oculari, un gruppo di giovani ha issato la bandiera afgana su uno degli edifici di via Pashtunistan, nel centro cittadino. Per bloccare la manifestazione, i talebani avrebbero sparato dei colpi di arma da fuoco in aria e picchiato diversi giornalisti che erano giunti sul posto. Almeno tre persone sono morte e oltre dieci sono rimaste ferite dopo che i talebani hanno aperto il fuoco. In base a quanto emerge da diversi video diffusi sulla rete dagli stessi manifestanti e dai giornalisti, i talebani hanno sparato contro la folla per disperderla. Da questa mattina prima centinaia e in seguito migliaia di persone hanno manifestato nelle principali vie della città di Jalalabad sventolando la bandiera dell’Afghanistan, e che è stata anche issata su alcuni edifici.

Il 20 agosto videoconferenza con i ministri degli Esteri Nato sulla situazione in Afghanistan

Il 20 agosto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg terrà una videoconferenza dei ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica sulla situazione in Afghanistan. E’ stato lo stesso Stoltenberg a renderlo noto sul suo profilo Twitter. “Ho convocato una videoconferenza di emergenza dei ministri degli Esteri della Nato per venerdì, 20 agosto, per continuare il nostro stretto coordinamento e la discussione sulla situazione in Afghanistan”, ha scritto Stoltenberg.

Facebook chiude il profilo dei talebani su Whatsapp

Facebook ha chiuso un profilo speciale creato su Whatsapp dai talebani per rispondere a possibili lamentele e richieste da parte dei cittadini afgani, secondo quanto riporta il quotidiano “Financial Times”. “Siamo costretti a rispettare le leggi statunitensi sulle sanzioni. Ciò include il divieto di profili che si presentano come account ufficiali dei talebani”, ha dichiarato un portavoce dell’app di messaggistica. La scorsa settimana i talebani avevano annunciato di aver creato un profilo speciale su Whatsapp con cui poter dialogare con la popolazione e inviare messaggi e informazioni direttamente alle persone. “Richiediamo maggiori informazioni alle autorità statunitensi competenti, vista l’evoluzione della situazione in Afghanistan”, ha aggiunto un portavoce di Whatsapp, rifiutandosi di fornire maggiori dettagli. Da parte loro, i talebani hanno criticato Facebook sulla libertà di espressione, durante la loro prima conferenza stampa, trasmessa ieri. Interrogato sul rispetto di questo diritto umano, il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha risposto che “la domanda va posta a coloro che si assicurano di essere garanti della libertà di espressione ma che non consentono la pubblicazione di tutte le informazioni è a loro che dobbiamo porre la domanda”. Dati i numerosi profili di esponenti talebani sui principali social network, in particolare quelli con sede negli Usa, nei prossimi giorni si prevede una presa di posizione da parte dei colossi del web. Infatti i talebani sono considerati un gruppo terroristico dalla legislazione statunitense. Twitter e YouTube hanno regolamenti simili, sebbene Twitter non vieti a priori i talebani, tranne nei casi in cui i contenuti violano le sue regole sulla violenza o sulla manipolazione dei contenuti. Zabihullah Mujahid, ha usato Twitter lo scorso 15 agosto per annunciare che i talebani erano “entrati nella città di Kabul per fornire sicurezza”.

 

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