La caccia continua a fare strage di essere umani

Non si fermano gli incidenti mortali causati dal "fuoco amico" durante le battute di caccia. "L'arte venatoria" oggi ha ben poco a che fare con le sue origini

La caccia continua a fare strage di essere umani (persone)
Oggi l’ennesimo incidente di caccia. Stamattina nelle campagne di Guidonia vicino Roma c’è stata una nuova vittima. Un uomo di 66 anni è stato centrato da un colpo di arma da fuoco partito dal fucile di un amico con cui era uscito per la battuta insieme ad altre tre persone. Inutili i tentativi per salvare l’uomo. Sul posto la polizia che si occupa del caso. Sono in corso accertamenti per ricostruire la dinamica e accertare le responsabilità.
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, dichiara “”Continua, tra l’indifferenza delle autorità preposte, lo stillicidio dei morti e dei feriti ‘da caccia’”, riferendosi al tragico fatto. Alla luce del numero delle vittime, “almeno sette in questa stagione, tra cui due ragazzi di vent’anni”, Brambilla ritiene necessario “l’intervento del governo e del Parlamento, che dovrebbe esaminare le mie proposte per l’introduzione di restrizioni alla caccia e, appunto, del reato di omicidio venatorio. Basta con le stragi di animali e di persone”. La parlamentare invita a “fermare del tutto la stagione di caccia in considerazione delle eccezionali condizioni di maltempo: molti ecosistemi sono già in ginocchio, senza bisogno dei cacciatori”, spiega Brambilla parlando di un “bollettino pesante della ‘guerra’ nei boschi e nelle campagne”, “considerando che mancano ancora tre mesi alla chiusura ufficiale della stagione venatoria. Oltre ai sei morti, sono decine i feriti, compresi due bambini colpiti da pallini da caccia”. “Fermo restando l’obiettivo a medio-lungo termine di abolire del tutto la caccia – spiega Brambilla – ho presentato due proposte di legge di cui le cronache suggeriscono l’esame con urgenza. La prima riguarda l’omicidio venatorio” che prevede una pena più severa rispetto a chi commette un “normale” omicidio colposo; la seconda “riguarda il silenzio venatorio il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, e alcune misure restrittive”. Nelle 11 stagioni di caccia tra il 2007 e il 2018, secondo l’Associazione vittime della caccia, ci sono stati 217 morti e 804 feriti, senza contare gli incidenti con armi da caccia fuori dall’ambito venatorio, conclude Brambilla.

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