Librerie romane tra voglia di riaprire e paura delle multe

Dal 20 aprile si alzano le serrande

Voglia di rialzare le serrande, ma anche paura di imbattersi in contravvenzioni. Le librerie di Roma e del Lazio si stanno preparando a riaprire dal 20 aprile. “Non ci aspettiamo di trovare grandi folle in fila, ci aspettiamo però di poter dare un servizio ai territori cercando, allo stesso tempo, di tirare avanti”, spiega ad “Agenzia Nova” Alessandro Alessandroni, presidente di Associazione librai italiani (Ali) di Roma e libraio di Altroquando, libreria del centro storico di Roma. Anche perché, se già normalmente le librerie non sono luoghi troppo affollati, in questa situazione di emergenza sanitaria resta fermo il divieto alle persone di spostarsi, se non per cause di prima necessità. Non sarebbe possibile quindi andare da un municipio all’altro, ad esempio, solo per ritirare un libro. Come previsto dalla normativa nazionale l’accesso agli esercizi commerciali non essenziali può avvenire solo in occasione di uscite programmate per motivi essenziali, come fare la spesa, andare a lavoro o in farmacia. “Qualcuno avrà piacere a passare in libreria nel percorso dal supermercato alla farmacia”, racconta Francesco Mecozzi della libreria Giufà a San Lorenzo e che, pur non aspettandosi grande partecipazione, si dice pronto a riaprire perché “è un segnale importante il riconoscimento della libreria come una necessità”.

Le paure, però, ci sono. “Il timore grosso è quello di prendere multe e in questo momento non possiamo proprio permettercelo – racconta Deborah Soria di Ottimo Massimo, libreria per ragazzi a Trastevere -. Per questo attendiamo di sapere quali sono le direttive regionali, ad esempio sulla sanificazione degli ambienti dobbiamo capire se possiamo farla noi o dobbiamo rivolgerci a una ditta che rilascia la certificazione”. Il problema delle multe, secondo Mecozzi di Giufà, andrà affrontato anche per far ripartire il settore a termine dell’emergenza sanitaria. “Quando sarà passato questo periodo bisognerà consentire alle librerie di essere creative, se sarà così forse qualcuno di noi si rialzerà, ma se si continueranno a far multe su multe per occupazione di suolo pubblico, per una seggiola messa fuori posto o uno scaffaletto espositivo, si creerà un serio problema di occupazione. Le librerie caffè, che hanno la somministrazione e che oggi stanno soffrendo ancora più di noi, non hanno mai potuto chiedere l’occupazione di suolo pubblico. Bisognerà permettere di poter continuare a lavorare senza grossi vincoli burocratici”.

Negli ultimi quattro anni le librerie a Roma si sono dimezzate: sono circa duecento, comprese le cartolibrerie e quelle delle grandi catene. “Sostenerle significa garantire lavoro e occupazione”, sottolinea Mecozzi. Nella maggior parte delle librerie indipendenti di Roma, in questo mese di blocco delle attività, per esempio, i dipendenti sono stati messi in cassa integrazione e il lavoro, organizzato principalmente con il sistema della consegna a casa, lo hanno portato avanti i titolari. Da Giufà “abbiamo due dipendenti in cassa integrazione e stavamo per assumere una terza persona prima dell’emergenza, ma di fatto il contratto è stato congelato”, sottolinea Mecozzi. Da Ottimo Massimo a Trastevere “si viene la mattina per qualche ora, si fanno i pacchi e si organizza la spedizione – prosegue Soria -. Mi è capitato che, nel corso dei controlli giornalieri, le forze dell’ordine mi chiedessero di tenere la serranda completamente calata o la luce spenta. C’è ancora molta confusione sulle regole e quindi sulla riapertura ci sto pensando, perché se si sceglie di stare aperti poi non si può calare la serranda se non c’è gente. Nel nostro caso, poi, viviamo soprattutto di eventi, anche itineranti, quindi non ci aspettiamo di avere guadagni tanto maggiori di quelli del mese scorso. I nostri fatturati sono calati almeno della metà, e non decolleranno con la riapertura”. La pensa nello stesso modo anche Mecozzi. “I fatturati sono calati vertiginosamente, anche se abbiamo avuto una buona risposta per quanto riguarda gli ordini e le prenotazioni, la comunità ci ha fatto sentire la necessità di esistere, alcuni comprano buoni che spenderanno quando riapriremo, ma certo i fatturati sono e resteranno molto bassi”.

Tuttavia da Giufà fervono i preparativi in vista del 20 aprile. “Noi siamo favorevoli a riaprire negli orari già previsti per i supermercati e le farmacie – prosegue Mecozzi -, anche perché le librerie purtroppo non sono luoghi così affollati e al massimo ci attendiamo una fila di una o due persone fuori alla porta. Crediamo si potrà entrare in due o tre alla volta al massimo e soprattutto continueremo a incoraggiare le persone a scriverci o telefonarci per le consegne o per effettuare in libreria solo il ritiro”. Intanto ieri si è tenuto un confronto tra le associazioni di categoria e l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio, Paolo Orneli, e il prima possibile arriveranno le direttive per tutti i librai. Le linee guida a cui si sta lavorando, secondo le proposte avanzate da Ali di Roma e che ora sono al vaglio degli uffici regionali, prevedono l’opportunità per il cliente di prenotare un appuntamento per andare a cercare un volume tra gli scaffali a una determinata ora, una fascia mattutina destinata esclusivamente all’ingresso agli over sessanta, la possibilità per gli utenti di effettuare gli ordini al telefono o via mail e di recarsi in sede soltanto per il ritiro, e poi le norme già previste per gli altri esercizi commerciali attivi: ingressi contingentati, distanziamento sociale, uso di dispositivi di sicurezza, in particolare guanti e gel disinfettanti, sia per i librai che per i clienti.

“Per ora non ci sono ancora delle direttive regionali, ma si sta lavorando alacremente per arrivare preparati alla data del 20 aprile – racconta Alessandroni -. La Regione Lazio inoltre sta preparando una misura che consenta di aiutare le librerie sul 40 per cento rimanente dell’affitto. Il 60 per cento diventerà credito imposta, sul 40 per cento restante la Regione sta studiando un sistema per dare una mano ai librai”. Tra le altre idee avanzate dalla Regione Lazio quella di “ripensare i bandi destinati alle librerie e a cui si sta lavorando già da un anno, nell’ottica di dare ossigeno al settore in questo momento di grave crisi”, sottolinea Alessandroni. E in merito alle possibilità offerte dal decreto governativo per la liquidità alle imprese, invece, “è chiaro che ci vorrebbe un fondo perduto – precisa il presidente di Ali Roma -, perché il danno ormai c’è e non è recuperabile. Le perdite sono state pressoché assolute, alcune librerie si sono organizzate con le spedizioni, ma mettendo tutti i dipendenti in cassa integrazione”.

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