“Siamo commercianti di macchine a Pantano. Viviamo qui da 40 anni. Non abbiamo mai avuto problemi. Mio figlio non c’entra con questa storia”. Lo dice dall’esterno del carcere di Velletri Pietro Petrov, padre di Corum Petrov che da domenica sera è detenuto per l’omicidio di Alexandru Ivan, il 14enne ucciso a Monte Compatri, vicino Roma, nella notte tra venerdì e sabato con un colpo di pistola.
Questa mattina il gip di Velletri Giuseppe Boccarrato lo sottoporrà ad interrogatorio di garanzia. “Mio figlio ha solamente fatto da tramite tra il patrigno della vittima e il cugino Dino con cui si erano picchiati al bar. Quando è arrivato sul posto, con il solo intento di chiarire, si stavano già sparando”. Pietro Peteov, poi si concede alle telecamere dei tg per ricostruire la dinamica di quanto è accaduto quella notte.
Il figlio, Corum Petrov, si è costituito ieri, presentando con i suoi avvocati ai carabinieri della stazione di Grottaferrata. Il giovane, accusato di omicidio in concorso, ha raccontato di essere una delle quattro persone che si trovavano nell’auto da cui è partita la sparatoria che ha ucciso il 14enne nel parcheggio della stazione Pantano della Metro C. Il 24enne avrebbe raccontato di aver concordato l’appuntamento con il patrigno della vittima, il 29enne Tiberio V. M., nel luogo in cui è avvenuto l’omicidio, ma anche di non aver preso parte alla rissa che si era verificata poche ore prima nel bar in zona Borghesiana e, soprattutto, di non essere stato lui a impugnare la pistola da cui è partito il colpo che ha ucciso Alexandru.
Nel registro degli indagati, per lo stesso reato, la procura di Velletri che coordina le indagini svolte dai carabinieri, ha iscritto anche il nome di una seconda persona, suo cugino D. P.che risulta irreperibile. Quest’ultimo avrebbe picchiato nel bar alla Borghesiana, Tiberio, compagno della madre della vittima dopo che questi aveva atterrato con un pugno un altro giovane non identificato. Uno scontro, quindi, tra il gruppo di cittadini romeni, di cui faceva parte il 14enne, e l’altro gruppo di italiani di origini slave. Gruppi che, però, poco dopo si sono separati: quello dei romeni è andato ad Aprilia per una festa di compleanno, mentre gli altri sono rimasti nel locale. Tiberio, però, via messenger, avrebbe contattato Corum Petrov, l’unico arrestato, chiedendogli di incontrarsi per chiarire i dissidi che aveva avuto con il cugino, fissando l’appuntamento nel parcheggio della stazione Pantano dove il gruppo di cittadini romeni si è presentato in auto con Tiberio, il ragazzino, il nonno, ed altre due donne.
Alle tre sarebbe arrivata un’auto descritta come una Ford Fiesta da cui sarebbero partiti colpi di arma da fuoco che inizialmente i cittadini romeni, pesavano fossero a salve fino a quando non hanno visto il ragazzo a terra agonizzante. Si parla anche di un’altra auto ma gli inquirenti sostengono si sia trattato di una suggestione dovuta alla concitazione del momento. La difesa dei due ragazzi, invece, sostiene che da quella seconda auto, sarebbe partita la raffica dei colpi che avrebbero raggiunto ed ucciso Alexandru. Inoltre si cerca di capire chi altro era nella vettura insieme a Corum Petrove e al cugino D. P. quest’ultimo ancora ricercato dai militari. Oggi pomeriggio gli avvocati Guerra e Frattini hanno acquisito gli atti dell’indagine e hanno fatto visita al loro assistito in carcere a Velletri. I due legali ribadiscono ad “Agenzia Nova” che l’indagato era nell’auto “ma sostiene di non essere stato lui a premere il grilletto”. Domani mattina il Gip del tribunale di Velletri, Giuseppe Boccarrato, sottoporrà l’indagato all’interrogatorio di garanzia direttamente in carcere a Velletri.