Non c’è una confessione, non c’è l’arma del delitto, ma gli inquirenti avrebbero altri elementi molto concreti, tanto da ritenere che a uccidere Stefania Camboni nella villa di via Santa Teresa di Gallura, a Fregene, sia stata proprio la nuora. In realtà, la donna di 30 anni, indagata e arrestata ieri sera, era la fidanzata convivente del figlio, i due non sono sposati ma vivevano nella stessa villa in cui abitava anche la 58enne, anche se in ambienti separati. La donna sarebbe morta tra la sera di mercoledì, dopo che il figlio, vigilante a Fiumicino, aveva cenato ed era uscito per lavoro, e le 7:10 del mattino seguente, quando il 31enne è rientrato a casa trovando la porta aperta e l’abitazione messa a soqquadro. Ha quindi raggiunto la fidanzata e, insieme, sono entrati nella camera da letto di Stefania Camboni, trovandola morta, coperta da cuscini.
A ucciderla sarebbero state una dozzina di coltellate inferte da qualcuno. I due hanno subito chiamato i carabinieri e, da quel momento, sono iniziate le indagini che, in serata, hanno portato i militari del Gruppo di Ostia, ad eseguire il fermo della donna, indiziata di omicidio aggravato dalla minorata difesa e dall’abuso di relazioni domestiche e di ospitalità. La casa in disordine, la porta aperta trovata dal 31enne al suo rientro, e l’auto della vittima, solitamente parcheggiata nel vialetto ma ritrovata in via Agropoli, a circa 150 metri dall’abitazione, fuori strada e con il finestrino lato guidatore aperto, sarebbero tutti elementi che fanno pensare a un tentativo di depistaggio, volto a far passare l’omicidio come il tragico epilogo di una rapina. Una versione che gli investigatori hanno scartato quasi subito. A orientare le indagini verso la sfera familiare sono state alcune tracce di sangue, non visibili a occhio nudo, rinvenute su un paio di pantofole, oltre all’analisi del cellulare della trentenne. Tra le due donne non correva buon sangue e la convivenza era diventata difficile. Tuttavia, a insospettire gli inquirenti sono state alcune ricerche effettuate su Google: indicazioni su come avvelenare una persona, seguite da consigli su come rimuovere macchie di sangue dai tessuti.
Per gli investigatori, questi elementi rappresenterebbero una chiara evidenza che la 30enne avesse superato ogni limite, arrivando all’omicidio. L’indagata, nei giorni precedenti, aveva anche cercato di interrompere la convivenza, pubblicando annunci sui social per trovare un appartamento nella zona di Fiumicino. Tuttavia, l’elevato costo degli affitti l’aveva costretta a rinunciare. Ulteriori dettagli emergeranno dall’autopsia sul corpo della 58enne. L’incarico di svolgere l’esame autoptico sarà conferito questa mattina a un medico legale. Le indagini, condotte dai carabinieri del Gruppo di Ostia, dovranno inoltre chiarire se la donna abbia agito da sola o con la complicità di qualcuno, anche solo nella messa in scena del depistaggio. Ovviamente fondamentale è anche la ricerca dell’arma del delitto.