Protesta a Termini: i lavoratori Rfi contro l’accordo per la manutenzione ferroviaria

"Da 5 giorni di lavoro su 7 si arriverà a lavorare 7 giorni su 7 con spostamenti di 150 chilometri. Turni che prevedono, tra un riposo e l'altro, anche 60 ore di lavoro", denuncia Alberto Russo, dell'Assemblea nazionale lavoratori manutenzione

La protesta alla stazione Termini a Roma.

Trombette, fischi, petardi e caschi da lavoro contro l’accordo di riorganizzazione del settore della manutenzione infrastrutturale di Rfi. È in corso una manifestazione alla stazione Termini di Roma dei lavoratori del settore organizzata dall’Assemblea nazionale lavoratori manutenzione Rfi (Anlm) e dai sindacati Usb e Cobas.

Circa un centinaio di persone si sono ritrovate in presidio davanti al principale scalo ferroviario della Capitale e stanno protestando contro l’accordo sul riassetto delle attività di manutenzione, firmato lo scorso 10 gennaio 2024 da Rfi e dalle organizzazioni sindacali confederali. Oltre a quelle dell’Anlm, in aria sventolano anche le bandiere dell’Unione sindacale di base e dei Cobas. “Più diritti e sicurezza per i lavoratori. Meno profitti per i padroni. No all’accordo del 10 gennaio”, recita uno striscione dell’Usb posizionato a terra. “Siamo quelli che garantiscono la sicurezza dell’esercizio ferroviario, siamo contro lo squadrismo aziendale, siamo contro i sindacati che ci hanno venduti, ma soprattutto siamo quelli che non molleranno mai”, si legge invece su uno striscione dell’Anlm.

“I turni non migliorano il lavoro, né la mia vita”, si legge infine sopra un cartello retto da un manifestante. “Lo scorso 10 gennaio Cgil, Cisl, Uil, Ugl e altri sindacati hanno firmato un accordo con l’azienda che peggiorerà le condizioni di vita dei lavoratori”, ha spiegato Alberto Russo, dell’Anlm. “Da 5 giorni di lavoro su 7 – ha aggiunto – si arriverà a lavorare 7 giorni su 7 con spostamenti di 150 chilometri. Turni che prevedono tra un riposo e l’altro anche 60 ore di lavoro, 8-9 giorni di prestazione. Tutto questo in un meccanismo che sposa le modalità con cui lavorano le ditte appaltatrici, che rappresentano una delle ragioni principali per cui ci sono condizioni di sicurezza sempre più basse nel nostro settore. Gli incidenti mortali aumentano e questo in molti casi sta diventando la norma. La sicurezza è affidata spesso al caso, più che alla scelta di farla diventare una priorità. Questo accordo va stracciato. Abbiamo fatto già tre scioperi con un’adesione altissima, con punte dell’80-90 per cento, ma non c’è stata possibilità di confronto”. La manifestazione, tra fumogeni e petardi, ha imboccato via Marghera.

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