Noi giornalisti, per primi, sentiamo il peso e l’amarezza di scrivere e condividere con voi, giornalmente, questa cappa negativa che ci avvolge e che cancella, man mano, i soliti rumori della Città.
Vorremmo parlare di una Roma (e di un’Italia/mondo) briosa e vivace. Una Roma, prossima alla primavera, dove ognuno si sente stuzzicato dalla pianificazione delle vacanze estive, dalle prime esplorazioni alle collezioni P/E e dal bisogno di sentirsi “rinnovati”.
Ma la sfida che ha lanciato il Covid 19, obbligando i vari governi a drastiche scelte, ha “congelato” ogni attività e allegria. Anche la Regione Lazio, d’altra parte invita a ridurre la partecipazione a eventi pubblici o affollati.
E’ come se fossimo tutti un po’ malati, ma, di uno sconforto che non conoscevamo perché ci fa sentire “ingabbiati” e, soprattutto, nessuno può rassicurarci sul quando si vedrà la luce al fondo del tunnel.
Ci è anche venuta un po’ di paura perché, in realtà, tanto si parla di Coronavirus ma, ben poco di sicuro sappiamo.
E’ questa la grande forza del virus: essere come un’ombra che, ormai, segue e anticipa ogni nostro progetto e normalità.
Non conoscere il viso e la vera forza dell’avversario ci opprime. E l’effetto purtroppo è devastante: svuota strade, ristoranti, musei, negozi, ecc… con perdite economiche di difficile quantificazione.
Dobbiamo, per forza, essere più forti che mai e cercare di sostenere con convinzione le nostre produzioni e il nostro commercio.


















