Tutti al Roxy Bar della Romanina perché “Il silenzio è mafia”. Questo è lo slogan che ha accompagnato il sit-in di questa mattina, promosso dalla rete NoBavaglio con Articolo 21, al Bar dei coniugi Roman, in Via Salvatore Barzilai, dove il giorno di Pasqua è avvenuto un raid portato a termine da esponenti del clan Casamonica, che pretendendo di essere serviti per primi, hanno aggredito e picchiato una ragazza disabile, il barista romeno e poi hanno distrutto il locale. L’iniziativa, con quella che è stata definita “un caffè per la legalità”, punta ad accendere una luce su questa e su tutte le periferie romane.
“Non si può rimanere indifferenti davanti a quanto successo qui alla Romanina”, ha dichiarato Marino Bisso, giornalista e portavoce della rete NoBavaglio. “Non è possibile che ci siano zone precluse a chi vuole lavorare in questo quartiere. – ha aggiunto ancora – Quello di oggi è solo un primo passo per mettere in atto quello slogan che parla di illuminare le periferie. Qui, in questo bar vorremo programmare lezioni, leggere libri, fare rassegne stampa. E vorremmo ottenere un risultato simile in tutte le periferie. E vorremmo farlo – ha concluso Bisso – con le associazioni, i sindacati, i movimenti per la casa e con tutti coloro che vivono oggi il disagio della città e vogliono cambiarla”.
Alla manifestazione, tra gli altri, hanno partecipato anche il segretario del Pd romano Andrea Casu, la consigliera regionale Marta Bonafoni della Lista civica Zingaretti, il Sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia Gennaro Migliore, Gianpiero Cioffredi presidente Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio e il magistrato Gian Carlo Caselli, secondo cui: “Le organizzazioni criminali o che comunque si ispirano alla violenza sono forti anche per il silenzio, la condiscendeza e la tolleranza. Se non ci si riunisce come si è fatto stamattina per dire ‘no, basta!’, è un segnale negativo. Il problema – ha spiegato Caselli – è non fermarsi all’oggi e non lasciare soli quelli che hanno trovato il coraggio di denunciare e di non subire passivamente quello che hanno dovuto patire”.
Tra i presenti anche l’attore Ascanio Celestini che spera “che la periferia della Romanina non venga dimenicata dopo che i riflettori si saranno spenti”, ricordando poi alla politica, “che le zone di periferia sono fatte da persone che votano, tanto quanto quelle del centro di Roma”.