Sanità libera per tutti, le associazioni in campo

Presentato a Roma il 1° rapporto "Le associazioni pazienti, strumento fondamentale per un filo diretto con la sanità pubblica".

Doctors income

Il rapporto fra i pazienti ipoacusici e la Pubblica Amministrazione. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto pochi giorni fa a Roma, presso la Residenza Australiana in Italia, durante la quale è stato presentato il 1° rapporto “Le associazioni pazienti, strumento fondamentale per un filo diretto con la sanità pubblica”.

L’indagine, realizzata da Cochlear Italia, leader degli impianti cocleari presente in oltre 100 paesi, in collaborazione con Tribe Research e Studio Baldassari Comunicazione, ha messo in luce un ruolo chiave delle associazioni pazienti come trait d’union nel dialogo e nelle attività che coinvolgono i loro associati e la sanità pubblica. Omogeneamente distribuite nel Paese, piccoline e con meno di 300 iscritti nell’81,8% dei casi, le associazioni appaiono estremamente attente alle singole esigenze dei loro associati, dedicando molto tempo alla risoluzione dei problemi individuali, indipendentemente dal numero dei loro associati.

In uno scenario dove l’11,7% della popolazione italiana presenta problemi uditivi di varia entità, con un aumento sensibile e recente fra i giovani (dati Anovum Euro Trak 2017), le principali problematiche per le quali i pazienti necessitano del loro supporto sono alcuni costi occulti elevati (indicati come elemento critico da oltre il 60% dei partecipanti al sondaggio), la difficoltà di accesso alle cure (citata dalla metà dei rispondenti) e, in misura minore, la disponibilità di personale sanitario. Nello specifico, per le associazioni con meno di 100 iscritti la problematica principale è rappresentata dai costi delle cure, per quelle più grandi invece la variabile più critica è la difficoltà di accesso alle cure.

Sostanziali differenze fra Settentrione, Centro e Meridione si presentano nel livello di ascolto/attenzione che, secondo le associazioni intervistate, il sistema sanitario dedica ai loro associati Dall’analisi dei dati si ha quindi la sensazione che, con la sola eccezione del Nord Est, la qualità del rapporto che le associazioni hanno con la PA non si rifletta nella qualità dei servizi offerti ai propri associati dal sistema sanitario (ieri al Bambin Gesù si è tenuto il 4 meeting Asi, Onlus per l’Udito).

 Le strutture sanitarie eccellenti a cui i pazienti possono far riferimento per cure urgenti o routinarie e vicine geograficamente alle associazioni intervistate sono presenti un po’ dappertutto nel territorio italiano. Da segnalare che le associazioni localizzate al Nord-Ovest e al Centro confermano rapporti molto buoni con queste strutture(85,7% al Nord Ovest e l’80% al Centro dichiara di avere un rapporto “ottimo”).

Le sinergie collaborative fra chi fa gli interessi dei pazienti con disturbi uditivi e la Pa sono un altro elemento che divide l’Italia.  Nonostante oltre l’80% del campione (e il 100% delle associazioni con il maggior numero di iscritti) abbia dichiarato di avere avuto nell’arco degli ultimi 5 anni l’opportunità di collaborare con il sistema sanitario pubblico per specifici progetti, le associazioni sembrano partecipare poco ai bandi ed alle iniziative promosse dalla P.A. per attività socio-sanitarie di sostegno, promozione e sensibilizzazione sui problemi dell’udito. La partecipazione è scarsa soprattutto nell’Italia centrale che appare altresì essere l’area che nell’arco degli ultimi 5 anni ha avuto minori occasioni di collaborare con il sistema sanitario.

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