Una bella gatta da pelare per Draghi, cresciuto dai Gesuiti, quella del ddl Zan, dopo la sortita della Santa Sede che col governo si è appellata al Concordato. “Così si rischia di aver fatto più danni che altro – dice un vescovo che preferisce rimanere nell’anonimato – Sarebbe stato meglio un colloquio tra rappresentanti del Vaticano e del governo, invece che una nota ufficiale. Così si rischia di mettere benzina nel motore di chi vuole far passare la legge così come è, e dunque farla approdare direttamente in aula”. Anche tante associazioni laicali da noi contattare temono ora uno scontro tra credenti e laicisti.
Non si tratta solo di intervento o ingerenza negli affari di uno Stato estero, ma anche delle modalità con cui questa cosa è stata fatta. Insomma, si chiede al governo di intervenire su una questione che è di natura parlamentare, come la formazione di una legge.
L’intervento della Santa Sede riflette le differenze che anche in seno alla Chiesa italiana ci sono in merito a questo ddl. Differenze che riguardano l’approccio, non il merito. Meno di un mese fa, il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, aveva detto: “Ribadiamo come ci sia ancora tempo per un dialogo aperto per arrivare a una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative”.
Una soluzione, quella di Bassetti, ritenuta troppo morbida, da tanti vescovi, ma anche dal cardinale Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che a suo tempo si era espresso in modo molto netto contro le unioni civili. Ricordiamo anche che quando sei anni fa fu dato modo agli omosessuali di sposarsi, Parolin parlò di “sconfitta per l’umanità”. Sull’altro fronte c’è una parte dell’episcopato tedesco che vorrebbe benedire le unioni omossessuali. Dunque, da parte della Segreteria di Stato arriva un messaggio a 360° nei confronti di tutti coloro che sarebbero rei di un’apertura eccessiva nei confronti del mondo gay.
Chi conosce molto bene il mondo cattolico è Giovanni Maria Flick, ex presidente della Consulta ed ex ministro della Giustizia. Dal Vaticano “e’ partita una nota verbale che dovrebbe essere il gradino piu’ basso del confronto. La mia impressione e’ che la Chiesa abbia scelto di muoversi in modo lieve preferendo la sostanziale strada del dialogo. Ho letto e riletto le norme della legge e non vedo limitazioni, che non potrebbero esservi – spiega – alla liberta’ costituzionale di manifestazione del pensiero”.