A Casa Nostra, da domani al cinema, è l’ultimo film del regista belga Lucas Belvaux, presentato durante il Rendez-Vous con il nuovo cinema francese. In sala il 27 aprile, una data non scelta a caso fra i due turni delle elezioni presidenziali francesi, 23 aprile e 7 maggio, nel film la protagonista diventa il volto pulito di un gruppo politico che è ispirato al Front National, l’ex partito di Marine Le Pen, il contestato leader dell’ultra destra che con il 21,3% contro il 24% del candidato Emmanel Macron.
Il personaggio principale di A Casa Nostra è Sandrine (interpretata da Émilie Dequenne), un’infermiera che lavora nel Nord della Francia, una zona dell’Esagono dove si è imposto il Front National, che viene contattata da un partito politico nazionalista in ascesa per “avere un’immagine pulita”. Il film ha fatto discutere in Francia.
“Il film è nato durante le riprese del film precedente con Émilie Dequenne (Non è il mio tipo, ndr), giravamo nella stessa regione durante la campagna elettorale e vedevamo che il Front National cresceva in modo vertiginoso fino al 50%. Tutte le persone della Regione con cui lavoravamo e chi ci ospitava, erano delle persone simpatiche, piacevoli, normalmente intelligenti. Il giorno in cui abbiamo lavorato con 200 comparse, avevamo, statisticamente c’erano almeno 60-80 che avrebbero votato per il FN. E una cosa che non si vedeva, quindi mi sono chiesto un girono cosa avrebbe votato la mia parrucchiera, la protagonista di Non è il mio tipo. Non mi ero mai posto la domanda prima”, ha spiegato il regista al pubblico del Rendez-Vous.
“Allora mi sono chiesto per chi avrebbe votato sua cugina, sua sorella o una sua amica, qualcuno vicino a lei. L’idea era di capire cosa stesse succedendo in quella Regione, un’area che conosco bene, io sono cresciuto nella Regione accanto in Belgio. Così ho avuto l’idea del film”, ha spiegato il regista.
A Casa Nostra è girato principalmente a Pas-de-Calais (in tutte le città Marine Le Pen ha vinto il primo turno), e può contare su un cast di livello. Fra loro spiccano André Dussollier ed Émilie Dequenne: “Ho lavorato come faccio abitualmente con gli attori, con Émilie avevo lavorato in precedenza e questo personaggio era costruito a misura per lei. Lei è belga, viene anche lei da una Regione vicino al confine e conosceva bene queste realtà, i personaggi e la psicologia del personaggio. Le ho dato un po’ qualche elemento della sua scrittura”
“Con André anche a lui ho dato dei libri e delle referenze per la storia politica e contemporanea. Ma sapevamo che il suo personaggio non era una figura negativa, doveva presentarsi come una persona normale. È un uomo con le sue condizioni alle quali crede da sempre”, ha continuato il regista.
Uno dei personaggi del film, la leader del partito di ultra destra Catherine Jacob è ispirato a Marine Le Pen, la reazione del Front National non si è lasciata attendere: “La reazione è stata normale di un partito autoritario e totalitario. Senza aver visto il film, dopo aver guardato solo il trailer, hanno attaccato il film come se fosse un nemico da distruggere. I dirigenti del partito hanno fatto cinque tweet, per indicare al partito cosa dovevano scrivere e pensare sul film. In meno di 24 ore sono stati pubblicati su internet messaggi legati a quei cinque tweet. Quello che è interessante e si vede anche nel film è che cinque persone dettano cosa pensare agli altri, e soprattutto che cinque tweet non gentili, ma neanche così violenti e non illegali, e hanno prodotto centinaia messaggi antisemiti, violenti e razzisti. E sempre sul Web, un aneddoto che dimostra quanto siano attivi sui social, quando è uscito il film in sala, hanno creato 600 account sul sito Allociné per parlare male di A casa nostra”.
Il regista ha spiegato come ha creato il personaggio di Jacob senza renderlo troppo simile a Marine Le Pen, ma il problema è anche l’assenza della sinistra in questo film, rappresentata solo dal padre della protagonista sindacalista convinto.
“Questa versione illegittima di Marine Le Pen, è stato difficile fare una caricatura, perché lo è già. A parte gli scherzi, quello che conosciamo di lei è solo la sua immagine politica, quella su cui ha lavorato: tutto quello che fa sono messaggi subliminali, tutto quello che vediamo di lei è significativo. Volevo trasmettere questo, ma la difficoltà è che i suoi contenuti cambiano ogni sei mesi, com’è tipico di tutti i partiti populisti”, ha spiegato il regista belga.
“La sinistra in Francia è assente nel film perché lo è nel territorio. In questa Regione ancora di più, i partiti populisti prosperano dove ci sono stati i fallimenti dei partiti democratici. E la stampa di sinistra non ha amato il film”, ha spiegato Belvaux.
A Casa Nostra ha anche diviso la stampa d’Oltralpe con i quotidiani nazionali e di grandi tirature che hanno criticato fortemente il film, mentre i giornali locali lo hanno omaggiato.
Una delle scene più drammatiche del film vede una tortura, una caccia contro gli immigrati, il regista ha spiegato come l’ha girata. La caccia è perpetrata da un gruppo di estrema destra di cui fa parte Stanko, il partner di Sandrine:
“Non è stato molto difficile da immaginare, esistono dei gruppi non sono armati, le loro armi sono mazze da baseball e manganelli. C’è un gruppo attivo su Lille che si chiama nel film Solidarité Flamande, l’abbiamo copiato e incollato nel film e si chiamava la Maison Flamande. Le loro azioni clandestini sono dei pestaggi contro gli operai di zona, contro gli immigrati a Calais e attaccano i locali gay e il resto del tempo lo passano a fare propaganda su Internet, si filmano e si mostrano in foto. Tutto quello della parte ufficiale è il loro discorso, mentre il sotterraneo si scopre sulle pagine di cronaca o nei gruppi di estrema sinistra dove vengono denunciate le loro attività”.
“Quello che è interessante, è che il gruppo non esiste più, il suo fondatore era un ex militare francese. Dopo la carriera militare, aveva lavorato come mercenario, dopo ha lavorato nel servizio d’ordine del FN per cinque anni. Ed è poi rientrato nella zona di Lille e ha creato la Maison Flamande. Oggi, quest’uomo che si chiama Claude Hermant è in prigione per traffico d’armi, quello che è molto strano è che il kalashnikov di Amédy Coulibaly, usato nell’attentato all’Hyper Cacher, era passata per le mani di Hermant ed è per questo che si trova in carcere”, ha spiegato il regista.
“Tutto quello che raccontiamo nel film è vero, sì c’è un po’ di finzione per esempio sono pochi i candidati che come Pauline vengono scelti come capolista. Tutto il resto nel film è vero: le notizie, il ragazzo che ha creato il suo sito ultraviolento e razzista, è successo in Francia. L’aggressione alla donna, da parte di un gruppo di ragazzini, dopo che strappa dei poster di una candidata della destra è successo a una mia amica. La riunione dove viene spiegato dai quadri del partito ai futuri candidati del partito come ci si deve comportare è basato sui verbali del Front National mandati in onda da una radio nazionale. Tutto è vero”, ha concluso il regista.
“Sta accadendo qui in Francia, nella nostra terra ogni giorno“, scrive in una nota il regista. Tutto è vero in A Casa Nostra, il film è distribuito da Movies Inspired e sarà in sala il 27 aprile. A Roma si potrà vedere al Nuovo Olimpia e al Quattro Fontane.