A Roma il World Press Photo, la “Pietà di Gaza” vince l’edizione 2024

Al Palazzo delle Esposizioni la 67esima edizione del premio di fotogiornalismo con l’esposizione dei 168 scatti vincitori, realizzati in varie parti del mondo

Fino al 9 giugno 2024, a Palazzo Esposizioni sarà possibile visitare la mostra World Press Photo 2024 che presenta in anteprima nazionale le foto vincitrici del prestigioso contest di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti contribuendo a costruire la storia del giornalismo visivo mondiale.

Nelle 168 foto vincitrici dei diversi contest sono protagonisti, senza tempo e spazio geografico, le guerre, le disuguaglianze sociali e le discriminazioni razziali, senza dimenticare i danni dei cambiamenti ambientali. Il mondo viene osservato attraverso l’occhio critico e indagatore del fotoreporter, che dietro la foto perfetta cerca anche una narrazione storica che sappia colpire la nostra mente e possa portare ad una riflessione sui problemi che affliggono il mondo.

Quest’anno ha vinto il World Press Photo of the year il fotografo palestinese Mohammed Salem con la foto Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote, che fu scattata il 17 ottobre 2023 nell’obitorio dell’ospedale Nasser: il forte cromatismo e l’intensità dei gesti mettono in risalto la drammaticità di un abbraccio che non potrà più essere condiviso tra una zia, donna palestinese, mentre culla il corpo esanime di sua nipote Saly  di 5 anni, rimasta uccisa e avvolta in un lenzuolo bianco. La qualità dello scatto è tecnicamente eccezionale per luce, colori e inquadratura, rendendo ancora più vivida la scena. Un ultimo gesto di un amore trasformato dalla guerra in dolore, che coinvolge fortemente lo spettatore, che può solo osservare e sentirsi impotente.

Colpiscono anche gli scatti alla fotografa Lee-Ann Olwage di Geo, che ha ricevuto il premio World Press Photo Story of the Year per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. Gli scatti documentano la vita di un anziano che convive con la demenza senile ed è assistito da sua figlia, che segue il valim-babena, cioè il dovere dei figli adulti di aiutare i genitori. In Madagascar, infatti, molto forte è percezione del debito morale dei figli verso i genitori per l’affetto ricevuto da bambini. È messa in luce la dignità di queste persone pur nella povertà, la cura nel vestirsi nel giorno di festa, il rispetto della nipote per il nonno.

Gli scatti in bianco e nero del venezuelano Alejandro Cegarra, del The New York Times/Bloomberg, che ha vinto il premio World Press Photo Long-Term Project con il lavoro I due muri, denunciano come dal 2019 il Messico abbia iniziato ad applicare rigide politiche di immigrazione simili a quelle degli Stati Uniti provocando l’insorgere di violenza, aumento della corruzione e condizioni di estrema povertà e disperazione. Sorprendente lo scatto che ferma l’immagine di un migrante mentre cammina sul tetto di un treno merci noto come “La Bestia”, passando tra un vagone e l’altro, denunciando così come nel corso degli anni, centinaia di persone siano cadute tra le rotaie perdendo la vita o rimanendo mutilati.

In mostra anche la celebre foto di Adem Altan dell’agenzia France-Presse, che fece il giro del mondo dal titolo Il dolore di un padre, che ritrae un padre mentre stringe la mano della figlia rimasta sepolta sotto le macerie della casa della nonna a seguito del terremoto di magnitudo 7,8 che colpì Siria e Turchia la mattina del 6 febbraio 2023, uccidendo più di 55.000 persone e sfollandone 3,3 milioni, di cui sembriamo aver perso memoria. Lo scatto fotografico congela l’stante e ci obbliga a fermarci per osservare e riflettere. Nell’immagine avviene così una vera narrazione storica e sociale che racconta e denuncia più di tante parole.

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