Intorno alle 23 di ieri e’ morta nella sua casa milanese Ornella Vanoni. Colpita da un arresto cardiocircolatorio, la cantante era nel capoluogo lombardo il 22 settembre 1934.
Le reazioni scorrono come un flusso continuo: Gianni Morandi, Paola Turci che la chiama “Madre”, Patty Pravo che usa il soprannome affettuoso “Ornellik”, Loredana Bertè che parla di una donna “affascinante, intelligente, colta, autoironica” e di un’artista “senza fine”. E poi Gianluca Gazzoli, che ricorda la sua visita al podcast Passa dal Bsmt: “Ci hai raccontato la vita, l’amore, la gioia e il dolore con umiltà rara”. Fino alle parole di chi con lei aveva un rapporto personale fortissimo: Mara Venier, con un semplice “Addio adorata Ornella”, e soprattutto Fabio Fazio, che da due anni la ospitava spesso nel salotto televisivo di Che tempo che fa. “Sono senza parole… non ero pronto”, ha scritto. E la sua reazione, più di molte altre, restituisce la misura della presenza che Vanoni aveva saputo conquistare anche nella sua maturità: brillante, diretta, imprevedibile, amatissima. Non sono mancati i messaggi del mondo istituzionale, come quello del ministro Alessandro Giuli, che parla di “un’artista originale e raffinata”, e quelli di figure della tv come Francesca Fagnani, che l’ha definita “indimenticabile”, o Simona Ventura, che la saluta come “la più grande”. Anche personalità molto distanti per percorsi e generazioni hanno voluto unirsi al ricordo: Salvini, parlando di “una voce senza tempo”, Annalisa, colpita dalla notizia subito dopo il concerto, e Enrico Mentana, con il suo “Addio regina” diventato in poche ore uno dei messaggi più condivisi. Infine Luciana Littizzetto, che sceglie due parole semplici e affettuose: “Tesora mia adorata”. Un saluto che racchiude, più di qualsiasi discorso, la familiarità profonda che Ornella Vanoni era riuscita a creare con chiunque la frequentasse.