Ai Musei Capitolini una mostra dedicata a Fidia, il più grande scultore dell’età classica – FOTOGALLERY

Fino al 5 maggio 2024 a Villa Caffarelli è possibile visitare la prima esposizione monografica su Fidia che vede riunite in modo eccezionale importanti opere provenienti da varie parti del mondo

Fino al 5 maggio 2024 presso i Musei Capitolini in Villa Caffarelli a Roma è possibile visitare la prima esposizione monografica su Fidia che vede riunite in modo eccezionale importanti opere provenienti da varie parti del mondo, alcune delle quali escono per la prima volta dalla loro sede museale per celebrare l’artista che forse più di ogni altro ha segnato la storia dell’arte antica ed è stato guardato dai posteri come modello di perfezione da imitare. Una mostra, quindi, che non vuole solo far conoscere le principali opere di Fidia, giunte a noi in copie romane, ma anche l’ammirazione che ricevette da grandi scultori come Canova, Thorvaldsen e Rodin. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Claudio Parisi Presicce con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, questa è la prima delle cinque mostre della serie “I Grandi Maestri della Grecia Antica”, per far conoscere al grande pubblico i protagonisti dell’arte greca.

“Siamo lieti di ospitare nei Musei Capitolini, uno dei musei più importanti di Roma Capitale, la prima mostra monografica dedicata a Fidia, il più grande scultore dell’età classica – dichiara il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri – Notevole è l’importanza di aver organizzato questa mostra, che completa e arricchisce l’offerta museale della Capitale, aiutandoci a comprendere ancora di più l’arte romana, che tanto ha imparato da quella greca classica. In mostra si racconta, infatti, la riscoperta di Fidia e come abbia influenzato l’arte dei secoli successivi, incidendo profondamente sull’estetica moderna e contemporanea e influenzando gli artisti di tutte le epoche successive”.

“Fidia era considerato già nell’antichità il più grande scultore di tutti i tempi. A lui erano riconosciute le qualità della maiestas e del pondus, bellezza e maestosità, la capacità di rendere in modo appropriato persino la divina natura degli Dei – dichiara il Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce – Dotato di una personalità eclettica e versatile, oltre a qualità artistiche fuori dal comune possedeva grandi capacità organizzative, tanto che Pericle, nell’Atene del V secolo a.C., decise di affidargli i complessi lavori di ristrutturazione dell’Acropoli e in particolare il delicato ruolo di ‘episkopos’, ‘sovrintendente’, del cantiere del Partenone. Con questa esposizione inizia il ciclo di mostre su “I grandi Maestri della Grecia Antica” nel desiderio di dare a Roma

L’esposizione, divisa in sei sezioni, scandisce in un percorso narrativo il fluire del tempo iniziando dalla vita e dal ritratto di Fidia, dandoci la suggestione del personaggio, della sua epoca, per passare alle sue opere più famose come il Partenone con la divinità di culto dell’Atena Parthenos, le grandi opere fuori Atene come il tempio di Olimpia e il colosso di Zeus, annoverato come una delle sette meraviglie del mondo. Custoditi in teche sono in mostra importanti manoscritti e libri antichi che riportano i primi disegni del tempio del Partenone, per arrivare così a comprendere l’importante influenza che Fidia ebbe sui grandi artisti dal rinascimento fino all’età moderna, come dimostrano le opere in mostra di Antonio Canova e Auguste Rodin, che dichiarò “nessun artista supererà mai Fidia”, come si legge in apertura mostra.

È possibile ammirare testimonianze di pregio come la sorprendente brocchetta di argilla a vernice nera degli inizi del V secolo a.C. con incisa la scritta “Pheidiou eimi” (“Io appartengo a Fidia”) dal Museo Archeologico di Olimpia, uno dei rari oggetti personali appartenuti al maestro, esposto nella prima sezione. Da guardare con attenzione sono anche il famoso Codice Hamilton 254, manoscritto quattrocentesco contenente la prima immagine del Partenone arrivata in Europa, uno schizzo eseguito dall’umanista Ciriaco de’ Pizzicolli di Ancona, concesso in prestito dalla Biblioteca Statale di Berlino (Staatsbibliothek zu Berlin) per sole otto settimane. Così anche il cosiddetto taccuino Carrey (1674) della Biblioteca Nazionale Francese, nel quale è riprodotta la decorazione del Partenone prima dell’esplosione che lo distrusse nel 1687. Ancora la meravigliosa testa dell’Atena Lemnia in marmo, copia augustea di un originale fidiaco, dal Museo Civico Archeologico di Bologna e il cosiddetto scudo Strangford, copia di epoca romana in marmo pentelico, appartenente in antico alla statua di Atena crisoelefantina, cioè, realizzata in oro e avorio e collocata nella cella nel Partenone. Sono esposte anche le tavolette incise con i “conti”, tutte le spese necessarie per l’edificazione del Partenone.

Grande impatto scenografico e capacità immersiva coinvolgente per lo spettatore sono resi grazie ai numerosi accorgimenti nell’allestimento, come la presenza di modellini in legno dei due grandi templi di Atene e Olimpia che consentono di comprenderne le dimensioni e soprattutto le proporzioni delle due grandi statue crisoelefantine all’interno, perfettamente ricostruite. La scultura di Atena era alta oltre 12 metri e rivestita da più di 1.000 chili d’oro. Inoltre, di notevole interesse e di grande innovazione sono le istallazioni multimediali, che consentono una attiva partecipazione del visitatore per una comprensione dettagliata del tempio dell’Atena Parthenos. Così grazie al grande monitor con la grande proiezione fotorealistica che ricostruisce in 3D Acropoli e il Partenone l’utente può muoversi in volo intorno al tempio, cambiando la luce del sole lungo l’arco temporale della giornata, e un’interfaccia touch offre una sorta di “radiografia” del Partenone e l’accesso a tutti gli approfondimenti scientifici e l’esplorazione di alcuni dettagli architettonici, a cura di OrF Quarenghi.

Una mostra certamente ambiziosa e coraggiosa che riesce ben a presentare l’opera del grande maestro con capacità di sintesi e completezza, facendo trasparire anche la passione dell’arte nascosta dietro a tanto equilibrio formale.

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