Alla Galleria Russo la Grande Scultura italiana del Novecento

La mostra "Forma e materia" a cura dello storico dell’arte Fabio Benzi sarà visitabile fino al 30 marzo

Presso la Galleria d’arte Russo fino al 30 marzo sarà visibile una mostra dal titolo ambizioso “Forma e materia. La grande scultura italiana del Novecento”, a cura dello storico dell’arte Fabio Benzi. Un obiettivo arduo, ma che ha raggiunto pieno compimento nell’aver riunito opere di straordinario valore culturale che ben evidenziano i cambiamenti scultorei del Novecento nei processi di trasformazione e innovazione che coinvolsero tutte le Arti figurative e non solo.

“La storia della scultura moderna, non solo in Italia, è quindi una storia di forzature, di sperimentazioni avventate e coraggiose per forzarne i limiti tradizionali, di combattimenti e di sconfitte, di traguardi e di vittorie sul passato, come avvenne per la pittura, ma con molte difficoltà tecniche e rappresentative, in più”, afferma Fabio Benzi.

Un vero e proprio percorso di visita museale, attraverso capolavori del Novecento, in una Galleria d’Arte può avere il grande risultato di avvicinare il pubblico a un mondo, quello dell’antiquariato di pregio, spesso riservato a pochi, quando in realtà ammirare la creatività umana di tutti secoli può essere un lusso concesso a tutti.

La scelta delle opere esposte ci conduce in un viaggio dai primi anni del secolo con l’opera “Ecce Puer” nelle due versioni in cera e in bronzo di Medardo Rosso, iniziatore del rinnovamento e di nuove sperimentazioni artistiche, passando per Giacomo Balla con “Pugno di Boccioni”, dove evidente è la ricerca del dinamismo come elemento per lui irrinunciabile anche nella scultura.

Le opere di Adolfo Wildt, “Humanitas / Cave Canem” e “Vittoria” sono esempi della sua ispirazione classicista e della raffinata tecnica esecutiva, per arrivare al poliedrico Duilio Cambellotti, che si cimentò in molteplici attività artistiche e che con la sua “Minerva” e le due versioni della “Corazza”, in gesso e bronzo, mette in evidenza tutto il suo attaccamento alla classicità rivisitata nella contemporaneità grazie a modelli d’ispirazione senza tempo.

Maestosa e sensuale, invade lo spazio di una sala “La Pisana” di Arturo Martini, figura femminile nuda dalle forme morbide e avvolgenti che dorme nella sua monumentalità. Si giunge così agli esempi della seconda metà del Novecento con Giorgio De Chirico con “Grande metafisico” del 1970, che rese la scultura protagonista anche delle sue tele, fino all’emblematico e conosciutissimo Arnaldo Pomodoro con una “sfera” dorata in bronzo del 1990 del diametro di 40 cm, in cui all’interno della forma perfetta sferica si nasconde il disordine della materia imperfetta e caotica.

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