Sono passati 45 anni, ma è come se fosse ieri. Il 30 settembre 1975 cambiò la storia d’Italia, delle donne, della società. Il Massacro del Circeo, fu chiamato, 45 anni fa. E ancora oggi è così. Due ragazze di periferia, belle e semplici, stuprate, seviziate in una villa al Circeo da tre ragazzi della Roma bene, che poi tanto bene non era. Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, vittime di Andrea Ghira, Gianni Guido e Angelo Izzo.
Attirate con l’inganno dei vili in quella villa maledetta, Rosaria morirà lì, a strapiombo sul mare, in una casa che oggi non è più dei Ghira. Donatella no, sopravviverà e con essa la memoria dell’orrore di quel giorno di fine estate. Fino al 2005, vinta da un cancro incurabile. Uccisa per affogamento nella vasca da bagno di Villa Moresca, la dimora di proprietà della famiglia Ghira, la prima. Torturata fino, quasi, alla morte la seconda.
Quando i tre tornano a Roma, lasciano l’auto in una via del quartiere Trieste. Rosaria morta, nel bagagliaio, con Donatella. Viva. Arrivano i carabinieri, attirati dal sangue che cola dal vano e aprono la portiera si trovano davanti a una scena raccapricciante, immortalata da un reporter che, avendo intuito fosse accaduto qualcosa di grave, si era precipitato sul posto.
Quell’immagine diventa il simbolo del massacro.
Guido, visto un capannello di gente attorno alla sua auto, si avvicina e poi prova subito a fuggire, ma viene arrestato. E in manette finisce in fretta anche Izzo. Ghira invece, latitante, fa perdere le sue tracce. Morirà nel 1994, ucciso dalle droghe.
Senza mai aver fatto un giorno di carcere.