Colosseo, il Consiglio di Stato ferma la Raggi

Palazzo Spada rigetta i ricorsi del Comune contro il parco voluto da Franceschini e la nomina di direttori stranieri

(Foto Omniroma)

Governo batte Roma, Dario Franceschini batte Virginia Raggi. Il parco archeologico del Colosseo s’ha da fare e pazienza se il Campidoglio non è d’accordo. Il Consiglio di Stato ha dato infatti il via libera al parco archeologico del Colosseo e dice sì anche alla nomina di direttori stranieri del parco stesso. Per Franceschini si tratta di una vittoria contro la Raggi che ad aprile si era opposta all’intervento, impugnando la decisione del governo dinnanzi al Tar. A conti fatti, ci sarà un parco archeologico al Colosseo che potrà essere diretto anche da cittadini stranieri.

Nel dettaglio, la Sesta sezione del Consiglio di Stato, con due sentenze pubblicate oggi, ha accolto gli appelli del ministero dei Beni culturali contro le due sentenze del Tar Lazio che avevano accolto i ricorsi di Roma Capitale in relazione all’istituzione del Parco archeologico del Colosseo e alla nomina con selezione pubblica internazionale del suo direttore.

Nelle sentenze il Consiglio di Stato si pronuncia su tre questioni: quella del necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale, quella della fonte istitutiva ed infine quella del conferimento dell’incarico di direzione del Parco archeologico anche a cittadini non italiani.

La prima riguarda, dunque, la necessità di coinvolgere, per assicurare il principio di leale collaborazione, Roma Capitale nella fase di istituzione del Parco archeologico. I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che sia necessario “distinguere la fase di organizzazione amministrativa da quella di esercizio delle funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale”. La prima fase, che viene in rilievo con la istituzione del Parco, “poiché riguarda la creazione di uffici dirigenziali statali rientra nell’esclusiva competenza legislativa dello Stato e amministrativa del Ministero. L’esigenza di assicurare il principio di leale collaborazione viene in rilievo nella seconda fase che è quella della gestione dei beni”.

La terza questione del dossier Colosseo esaminata ha riguardato la possibilità che incarichi, quale quello di Direttore del Parco archeologico, possano essere attribuiti anche a cittadini non italiani. I giudici di Palazzo Spada hanno affermato che il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia ammettono che sia consentita una riserva di posti a soli cittadini italiani, con deroga al principio generale di libera circolazione dei cittadini europei, soltanto in relazione a posti che implicano l’esercizio, diretto o indiretto, di funzioni pubbliche, quali sono, in particolare, quelle poste in essere nei settori delle forze armate, polizia e altre forze dell’ordine pubblico, magistratura, amministrazione fiscale e diplomazia.

Nel caso in esame il Consiglio di Stato ha ritenuto che il Direttore del Parco non è chiamato a svolgere tali funzioni, in quanto il bando di gara gli attribuisce compiti che attengono essenzialmente alla gestione economica e tecnica del Parco. Si è, pertanto, ritenuta legittima la previsione di una selezione pubblica internazionale.

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