Ferdinand, il dolce toro vi aspetta al cinema dal 20 dicembre

L'ultimo cartone animato di Blue Sky di 20th Fox ispirato a un libro del 1936 censurato dal Fascismo. Lo presenta il regista Carlos Saldanha

Ferdinand immerso nella natura, la storia del toro anti-violenza vi aspetta al cinema dal 20 dicembre

Ferdinand è un dolce toro che vi conquisterà, la sua avventura approda al cinema il prossimo 20 dicembre e in anteprima il 16 in alcune città. Ispirato a un classico della letteratura americana, The Story of Ferdinand di Munro Leaf e illustrato da Robert Lawson, il cartone animato di Blue Sky racconta di un toro docile che non vuole partecipare a nessuna corrida, ama i fiori ed è gentile con tutti.

A presentare a Roma, Ferdinand, il suo regista, il brasiliano Carlos Saldanha che ha realizzato L’era glaciale 2 e 3, Rio e Rio 2 e Robots. Prima dell’incontro stampa, il regista ha incontrato un gruppo di baby critici che hanno visto il film in anteprima.

“Le domande dei bambini sono sempre divertenti, è bello vedere le loro reazioni. A loro importano più le emozioni, parlarne con gli adulti le domande sono più cinematografiche. Ma è bello perché i bambini ti danno subito questa sensazione, ma solo se il film è bello… se no possono essere duri”.

E Ferdinand è piaciuto ai bambini in sala e ai giornalisti presenti, è una bella storia ben raccontata ambientata in una Spagna a metà strada fra gli acquerelli dell’Andalusia, le arene della corrida e i segway del centro di Madrid.

E quali domande, invece, si pone un regista? Saldanha ha risposto semplicemente: “La prima domanda che mi chiedo è perché fare il film. Soprattutto l’animazione perché richiede un percorso più lungo per realizzare il film, con Ferdinand sapevo che volevo raccontare questa storia, il messaggio della storia era giusto ed eravamo pronti ad ascoltarlo. Nonostante le difficoltà, questo processo è una sfida e fai qualcosa che ami e in cui credi, Ferdinand è il film che volevo realizzare”.

La storia del docile toro Ferdinand che scappa dal suo destino di toro da corrida perché pacifico e ama la natura e non vuole affrontare il matador nell’arena, Ferdinand è anche un film che – come dire – contraddice il detto c’è solo un vincitore.

Anzi il dolce e mastodontico Ferdinand decide proprio di non prendere parte alle lotte con gli altri tori ed è più intento a non distruggere tutta la porcellana in un negozio di un’anziana signora (contraddicendo l’espressione idiomatica spagnolo como un toro en una tienda de porcelana che traduce il nostro elefante in una cristalleria):

“La vera storia per me è che si risolve il problema senza violenza, ma dando l’esempio. Mentre lavoravo a questo film è successo qualcosa: sono partito dal terzo atto, volevo che questo momento fosse chiaro Ferdinand poteva uccidere il matador, ma non vuole farlo perché ha un animo nobile. Ed è cruciale nel raccontare questa storia”.

Ferdinand pur parlando di corrida e di mattatoio (è dove finiscono i tori che non riescono a tenere testa al matador):

“La storia è di non giudicare le apparenze e succede che il protagonista sia un toro. Non è un film anti-corrida e io stesso mangio la carne, ma riguarda Ferdinand un toro che non vuole combattere. Le persone poi possono interpretare come vogliono: se lo vedete in questa prospettiva, è un altro giudizio”.

 

La storia di Ferdinand è tratta dall’omonimo libro per bambini di Munro Leaf, vietato in Italia, dalla Spagna franchista e nella Germania nazista, un libro da cui è stato tratto anche un cortometraggio della Walt Disney del 1938:

“La cosa che mi ha colpito del libro è il messaggio, per me è stata una sfida basare un film su un libro. Ho conosciuto la famiglia dell’autore e mi hanno detto: da regista trasporta semplicemente le emozioni che ne scaturiscono dalla lettura, ma hai la libertà di fare quello che vuoi. E mi hanno detto che ho fatto bene perché il libro è molto piccolo e ho dovuto aggiungere alcuni personaggi”.

Anche i personaggi sono riuscitissimi: la capra Lupe, i tre cavalli tedeschi, il cane Paco, i tre ricci Uno, Due e Quattro e gli altri toro della Casa de Toro: il violento Valiente, il poco sicuro Guapo, il magro Bones, il toro costruito in laboratorio Máquina e lo scozzese Angus. Il regista ha spiegato quale sia il motivo che ha spinto la Germania nazista a bruciarlo e Gandhi a eleggerlo fra i suoi testi preferiti:

“Sono state le reazioni a renderlo proibito, perché le persone si sono riviste nella lettura. Alcuni si sono sentiti liberi, altri hanno capito che c’era la possibilità di scelta ed era giusto andare contro gli oppressori, in questo caso rappresentati da Primero, il torero. Il libro è anche interpretato in modi diversi: era vietato in Italia, Germania e Spagna perché pacifico e perché poteva ispirare alla rivolta. In Asia, invece, perché dava una sensazione alla Gandhi e la pace che si ha quando si è se stessi. Ho provato ad aggiungere vari personaggi, ognuno dei quali dà una prospettiva diversa degli stessi problemi”.

The Book of Ferdinand è ancora uno dei più amati negli USA perché è un classico tramandato da nonni a nipoti ed è letto ancora oggi nelle scuole del Paese:

“È un libro che attraversa le generazioni, ed è strano avere queste storie. Il messaggio è quello più rivelante: nel 2010 quando ho creato il primo disegno di Ferdinand, ancora lavoravo a Rio ed era un mondo completamente diverso. All’epoca la tolleranza, l’eguaglianza e la consapevolezza di sé era diversa, specialmente vivendo negli USA di Trump”.

Fra il Messico di Coco e la dolcezza di Ferdinand, il messaggio che i cartoni animati americani mandano al presidente Trump è evidente:

“È un momento in cui bisogna riflettere, sia i bambini che gli adulti su come si vuole andare avanti”.

Ferdinand ricorda un po’ Cenerentola, la gentilezza è fondamentale in risposta al bullismo. Carlos Saldanha, che ha raccontato ai bambini presenti in anteprima di aver iniziato a disegnare da giovanissimo, non crede che Ferdinand sia “amato” da Trump. :

“Non so se l’ha mai letto ai suoi figli, o se qualcuno l’ha fatto per lui, spero che l’abbiano fatto. Penso che sarebbe divertente, ma forse leggeranno un messaggio diverso”.

Al di là dei messaggi che veicola (politici o no), Ferdinand è anche realizzato benissimo visivamente, i colori della Spagna sono stati tradotti in una serie di disegni che sembrano degli acquerelli:

Rio era incentrato sui colori primari ed era d’impatto visivo sui propri occhi, per Ferdinand volevo dei colori che toccavano il cuore ed erano caldi e rappresentavano anche la tavolozza di colori della Spagna: arancioni, rossi e gialli e in contrasto al rosso ho inserito il verde. Volevo che Ferdinand assomigliasse a un vecchio quadro a un film vecchio, quando ho realizzato la sequenza del sogno di Ferdinand l’ho realizzata anche ispirandomi ai veri poster delle corride. Nella fase di lavorazione finale l’abbiamo reso come se fosse dipinto, volevo dare più spazio all’ambiente Spagna”.

Ferdinand è un cartone animato tenero e che piacerà a tutti, ma non è un film politico:

“Anche la famiglia dell’autore mi ha confermato che Munro Leaf voleva raccontare solo una storia con i disegni realizzati da un suo amico. Ripeto se la gente pensa sia politico. Mi attengo a loro, ma io non volevo fare di Ferdinand un film politico”.

Ferdinand è proprio questo, una bella storia ben raccontata e perfettamente illustrata. Ferdinand vi aspetta al cinema dal 20 dicembre, distribuito da 20th Fox.

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