Festa della donna 2018: tutto da rifare e ripensare

8 Marzo svilito e frainteso. Scioperi penalizzanti e frastuoni di piazza. Questa è regressione e non rispetta la vera Giornata Internazionale della donna

mimose e basta

L’8 Marzo impariamo tutti a considerarlo per quello è realmente. Ricordiamoci da dove parte e dove vuole arrivare.

Parte, secondo l’ONU nel 1909 quando a New York ci fu il primo WOMEN’S DAY per “celelebrare” il primo sciopero delle lavoratrici del settore tessile. Allora si lavorava in fabbriche che erano poco più di semplici capannoni e le donne, soprattutto immigrate, rappresentavano la quasi totalità della forza lavoro. La qualità della loro vita e del loro compenso non era nemmeno paragonabile a quelle degli uomini. In più, proprio da loro, partì la seria campagna per ottenere il diritto al voto. Tanto per rinfrescare la storia in Russia le donne andarono alle urne nel 1917 mentre il Italia aspettarono il 1945...

Poi tante “fake news” hanno caricato la scadenza con l’immagine di tragedie,di roghi e quant’altro. In ogni caso la corretta definizione dell’8 marzo è: Giornata Internazionale della donna.

Mischiare il concetto serio ed assoluto con quello di festa, di cena con le amiche e di serate con spogliarello maschile, finale, è un grande errore e una deriva culturale e politica. Oggi 80 paesi nel mondo e 40 città in Italia aderiscono alla manifestazione.

Purtroppo la modalità scelta (a Roma) dello sciopero dei mezzi di trasporto si sta rivelando un boomerang tremendo. Uno sciopero voluto dalle donne che alla fine si sta ritorcendo proprio contro il mondo femminile e multitasking. Bambini da accompagnare a scuola (e non solo), spesa, lavoro e tanto altro. In Città regna lo scontento e davvero viene da chiedersi: chi ha avuto questa brillante idea?

Lo sciopero si intende sempre CONTRO, a SFAVORE di qualcuno/qualcosa e in questo 2018 paradossalmente le più colpite sono state proprio le donne. Una manifestazione per riaccendere un grosso faro sulla condizione femminile, avrebbe, sicuramente, avrebbe avuto maggior successo e meno critiche.

Certo che molte scenderanno in piazza con striscioni, mimose e tatoo sul viso. Ma saranno quelle che hanno aderito alla giornata di sciopero (per altro pagata) e non quelle che sono rimaste a casa a cercare un modo per sopravvivere all’ennesima offesa nei loro confronti. EDUCARE questa è la base di tutto. Educare al rispetto e alla considerazione dell’altro/a. Parlarne e insegnarlo già dalle prime classi della scuola. Fare in modo che i bambini di oggi siano adulti corretti e forti capaci di non ferire e uccidere e che l’altra metà del cielo diventi meno succube e cosciente del proprio valore.

Stavamo per dimenticarci la politica e il cattivo esempio dato in queste ultime votazioni: ma non dovevano essere liste e poi governi con una rappresentanza femminile molto forte? Alcuni partiti ci hanno marciato alla grande su questa che si è rivelata, alla fine, una bufala! Oggi le pluricandidature si sono rivelate per quello che sono: uno specchietto per le allodole (femmine), e tutte noi abbiamo ricevuto l’ennesima conferma di quanto ancora poco contiamo. Il primo maschio che regala la mimosa, conscio di questo schiaffo di genere, merita di vedersele rifiutare.

 

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