Oggi è la GIORNATA MONDIALE CONTRO LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI.
Il 30 luglio è la data che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto per ricordare e l’entità numerica ed umana della tragedia chiamata “migrazione”.
L’Italia è l’approdo d’eccellenza e di necessità per gli indefiniti milioni di esseri umani (da 20 a 35 mln si stima) che attraversano in Mediterraneo. Non affrontiamo, ora e qui, il risvolto politico e il quasi inesistente coinvolgimento della “cosidetta Europa Unita” riguardo al fenomeno. E anche definirla migrazione, tout court, ormai abbiamo capito che è inadeguato. Tutti i giorni un’incessante marea umana si sposta, sfida deserti, abusi e soprusi. Vita e morte hanno lo stesso peso per questa inarrestabile processione di individui il cui unico pensiero è: ANDARE. Il dove, il come, il quando e il quanto non dipendono, nella stragrande maggioranza dei casi, dalla loro volontà. E sono proprio questi elementi a determinare il concetto di “tratta”. Un business che rende, presumibilmente 150 mld/dollari/anno. Circa il 90% dei migranti è vittima dei trafficanti. Esseri che vengono rapiti e, passando di mano in mano, vengono usati alla fine come schiavi, serbatoi per organi di ricambio e prostituzione.
Il Presidente Mattarella dichiara:
“E’ importante che le Nazioni Unite abbiano deciso di dedicare una Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani, con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni, richiamando ciascuno al dovere morale e alla dignità civile di una lotta senza frontiere contro queste forme di schiavitù”, ricordando che “gran parte delle vittime della tratta sono donne e bambini” e sottolinea anche che “il loro grido di dolore non può restare inascoltato. Il loro diritto alla vita, i loro diritti fondamentali, sono strettamente connessi ai nostri”.
Vediamo con dolore e sconcerto aumentare di giorno in giorno il numero dei migranti minori non accompagnati e delle donne. Li vediamo arrivare, attraverso le immagini dei TG, stremati e smarriti. Li vediamo avvolti nelle coperte termiche, salvi dalle onde e dalle mani dei trafficanti. Li vediamo per un attimo. Poi non li vediamo più. Forse di nuovo in viaggio verso una destinazione ultima e fatale.