È tornata allo splendore originario la fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona. Oggi il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha rimosso le transenne, tagliato i nastri e riattivato l’acqua che ha ricominciato a sgorgare limpida, riportando la scultura del Bernini al 1651, quando l’opera fu realizzata in concomitanza con il Giubileo dell’anno precedente. “È una delle tante opere del passato, immaginata per un Giubileo ma inaugurata nel corso dell’Anno Santo”, ha rimarcato il sindaco Gualtieri. La fontana dei Quattro Fiumi, progettata e realizzata da Gian Lorenzo Bernini tra il 1648 e il 1651, è un’insuperabile creazione barocca. Voluta da papa Innocenzo X ad ornamento della piazza sulla quale in quegli anni stava costruendo il palazzo di famiglia in forme monumentali (Palazzo Pamphilj, oggi sede dell’ambasciata del Brasile in Italia), sostituì l’abbeveratoio presente al centro dell’area insieme alle due fontane laterali.
L’intervento di riqualificazione ha previsto la disinfezione e disinfestazione con trattamento biocida per l’eliminazione di batteri, alghe e insetti; la pulitura meccanica e chimica delle superfici; la rimozione degli strati di calcare; il consolidamento delle superfici con l’applicazione di prodotti specifici per migliorarne la stabilità e garantirne la durabilità nel tempo; la ricostruzione in marmo della falange della mano sinistra della statua del Danubio; la revisione, l’integrazione e la sostituzione delle stuccature per assicurare integrità e coerenza estetica; la protezione finale delle superfici al fine di preservarle dagli agenti atmosferici e dall’usura; il rifacimento dell’impermeabilizzazione delle vasche; la manutenzione dell’area di rispetto con il trattamento delle barre metalliche, il consolidamento e la stuccatura dei colonnotti e della pavimentazione geometrica in ricorsi di travertino e basalto. I lavori sono durati 7 mesi, da maggio a dicembre, e l’intervento ha avuto un costo di circa 300 mila euro.
La fontana dei Quattro Fiumi nasce per ricordare l’incrocio tra quattro continenti con il cavallo (lato ovest), associato al Danubio (Europa), con la criniera mossa dal vento, incastrato nella grotta (ne vediamo anche la parte posteriore con la coda); il dragone (lato sud) che si avvita al remo del Gange (Asia); il leone (lato est) sceso per abbeverarsi al Nilo (Africa), anch’esso intrappolato nella pietra, di cui vediamo la parte posteriore (da notare il particolare anatomico delle scapole, che convergono al centro del corpo) con la palma, battuta da un vento impetuoso; l’armadillo (o Tatù) (lato nord), associato al Rio della Plata (America) insieme ai fichi d’india. Agavi, peonie, cedri, acanti sono scolpiti ovunque sulla scogliera. Anche i due grandi stemmi marmorei della famiglia del papa, raffigurati con la colomba che porta nel becco un ramo di ulivo e appesi sulla sommità della scogliera un po’ di traverso, sembrano anch’essi trasportati dal vento, partecipando al movimento corale e vorticoso della natura. La stessa colomba, in bronzo, è collocata alla sommità dell’obelisco. Alla inaugurazione hanno partecipato l’assessore alla Cultura di Roma, Massimiliano Smeriglio, e il sovrintendente capitolino ai beni culturali Claudio Parisi Presicce.