Il Mio Godard, un ritratto umano e grottesco del cineasta

Il film presentato dal regista Michel Hazanavicius e Louis Garrel che lo interpreta. Al cinema dal 31 ottobre

Il Mio Godard, il cineasta innamorato e grottesco di Michel Hazanivcius

“Signor Godard perché non fa film più leggeri?, questo è quello che un giovane manifestante chiede a Jean-Luc Godard in una scena di Il Mio Godard, già passato allo scorso Festival di Cannes, il nuovo film del premio Oscar Michel Hazanavicius presentato oggi a Roma. Il regista di The Artist è riuscito nell’impresa di rendere il cineasta francese grottesco e dargli un volto più umano.

Michel Hazanavicius ha presentato il film con il “suo” Godard, un uomo innamorato e un film leggero e di ottima fattura dedicato alla storia d’amore tormentata fra Jean-Luc e l’attrice Anne Wiazemsky (Stacy Martin). Insieme a lui, l’attore protagonista Louis Garrel.

Il film si apre con Jean-Luc Godard che termina le riprese di La Cinese con protagonista proprio Anne Wiazemsky e si chiude con la rottura fra i due e l’inizio delle riprese del film del Gruppo Dziga Vertov.

Il titolo originale, Le Redoutable (traducibile in italiano come il temibile), è il nome del primo sottomarino nucleare francese, ma Il Mio Godard è ispirato al libro di memorie di Wiazemsky Un An Après:

“Il titolo Le Redoutable non è stato una scelta oculata, solo in Francia s’intitola così. Negli USA è Jean-Luc Godard Mon Amour, mi piace Il Mio Godard come titolo. Il film non racconta chi è il mio Godard, alla base c’è il libro di Wiazemsky, scritto 50 anni dopo la storia d’amore. Io ho letto il libro, l’ho studiato, Louis l’ha interpretato. L’unica verità che posso dire su di lui è che un personaggio sfaccettato, è tante cose contemporaneamente, in lui coesistono la commedia e la tragedia, è allo stesso tempo un eroe. Da una parte c’è Godard, dall’altra c’è Jean-Luc, per me è un personaggio eroico perché ha sacrificato molto per la sua libertà artistica e politica. Se dovessi definirlo semplicemente è un personaggio libero, complesso e paradossale”.

Louis Garrel lo interpreta (magistralmente) nel film e in italiano risponde:

“È un Godard di finzione, adesso è cambiato rispetto al ’68. Questa è una ricostruzione immaginaria di come sarebbe dovuto essere Jean-Luc Godard nel 1968”.

Nato nel 1982, Garrel recita per la terza volta un film dedicato al 1968 dopo The Dreamers di Bernardo Bertolucci e Les Amants Réguliers in cui era diretto dal padre Philippe, ma Il Mio Godard è diverso:

“Michel è un figlio del ’68, Il Mio Godard non è fatto con nostalgia, è un film che ha un tono di commedia per mostrare allo spettatore un’epoca in cui tutto era più romantico. Due mesi nella vita di un regista che vive una crisi gioiosa”.

Il Godard del premio Oscar Michel Hazanavicius fa sorridere e si libera un po’ di quella “pesantezza” che porta con sé uno dei miti del cinema del ‘900. Nel film la gag degli occhiali rotti durante qualsiasi scontro nel maggio del ’68 riesce a rubare parecchi sorrisi ed è un personaggio buffo, ai limiti del grottesco, come l’ha definito lo stesso regista.

Per Michel Hazanivicius c’è però anche il Jean-Luc innamorato: “È un uomo che non è in grado di amare, pur essendo innamorato”.

Il Mio Godard dà molto spazio al 1968, l’anno in cui il cinema del regista subisce un cambiamento radicale fino alla fondazione del Gruppo Dziga Vertov, un collettivo che ribalta la politica degli autori che l’aveva visto protagonista fino a qualche anno prima. Film girati senza copione, senza produzione molto distanti dai primi titoli del regista franco-svizzero.

“Preferisco il primo Godard, ma non credo sia industriale. I film che aveva realizzato erano già titoli d’avanguardia, molto originali, non costavano molto, ma riuscivano a portare la gente al cinema. A essere sincero non amo guardare i titoli di Dziga Vertov, forse la mia visione del cinema è troppo classica, ma appartengono alla sua carriera. È vero che non direi mai ai miei figli: stasera pizza e Lotte d’Italia!”.

Hazanavicius è riuscito però a non denigrare mai nessuno dei “due” Godard e non prende alcuna posizione durante tutta la durata de Il Mio Godard:

“Il film non è una mia critica al cinema di Godard, ma è un film su una storia d’amore, dedicato a una coppia e un uomo”.

La storia d’amore fra Anne e Jean-Luc è centrale ne Il Mio Godard, un film dedicato a un mito del cinema realizzato alla perfezione da Michel Hazanavicius.

A colpire è anche il modo in cui è realizzato il film, la divisione in capitoli, primissimi piani che ricordano il modo di realizzare film dei maestri della Nouvelle Vague:

“È facile fare primi piani quando hai davanti Louis Garrel, Bérénice Bejo e Stacy Martin. A dire il vero io amo i campi lunghi, i campi della commedia. Penso che il mio segreto sia questo: prendere la distanza, ma il merito è anche del direttore della fotografia”.

I due fanno colazione in una scena che scrizza l’occhio a Truffaut

Il Mio Godard è un film su Godard realizzato come se fosse stato fatto da François Truffaut, un occhio attento potrebbe notarlo già dalle primissime scene con i due amanti seduti a fare colazione e la mente va subito a Baci Rubati. È molto curioso visto che fra i due registi non correva buon sangue, come ricorda Louis Garrel:

“Ammiro molto Godard, ma devo salvarmi dalla sua stessa ammirazione. Amo molto i film di Truffaut e per Godard era una merda”.

A farla da protagonista nel film è la leggerezza, usata dal regista anche nel trattare alcune teorie maoiste del Godard rivoluzionario:

“Volevo mostrare la frattura nella carriera di Godard, la più importante, decide di lasciare il cinema più tradizionale. Questo cambiamento è legato anche a un momento di depressione vissuto dal regista, ma non è un sacrificio che ha fatto. La leggerezza è la chiave per raccontare questa storia”.

Il Mio Godard è una commedia “groucho marxista” definita dallo stesso attore Louis Garrel. Curiosamente nel film appare Bernardo Bertolucci in un paio di scena:

“Non è un documentario, Il Mio Godard racconta il regista con distanza. Il punto centrale del film è il maggio del ’68. È la storia di un’epoca che non esiste più e penso che si giochi su questo”.

Il film – secondo l’attore – entra in contraddizione con se stesso, ed è stato questo a spingerlo verso questo ruolo:

“Amo sia i film di Lars von Trier che quelli di Judd Apatow, sono due film diversi. Ho bisogno di entrambi i film, non ho idea chiara di cosa sia il cinema. Nella mia generazione, però l’attivissimo politico è finito”.

Ed è qui che Louis Garrel si trova in disaccordo con il suo regista… ed è bellissimo:

“I film di oggi sono ancora politici, ci sono film apertamente schierati. Quello che mi spinge è la fiducia stessa nel cinema, all’epoca i film erano preziosi e importanti. Oggi in uno smartphone si possono vedere, i film finiscono per perdere importanza”.

La rivoluzione e l’impegno politico di Godard al centro del film del regista premio Oscar (c) Philippe Aubry – Les compagnons du cinema

Un film fortemente francese, Il Mio Godard ma che deve anche all’Italia. Il regista ha sottolineato che si è ispirato a grandi della commedia italiana: Ettore Scola, Dino Risi e Mario Monicelli e ai cugini in USA a Bill Wilder ed Ernst Lubitsch.

“Grazie a loro sono riuscito a portare sullo schermo un uomo con tutte le sue complessità, un essere umano contraddittorio così com’è. Un proverbio ebreo dice: Un amico è qualcuno che vi conosce profondamente bene, ma vi ama comunque. Per me era molto importante trovare l’equilibrio in tutto il film fra il tragico e il comico, fra l’omaggio e la critica”.

Michel Hazanivicius dirige i due protagonisti sul set di Il Mio Godard (c) Philippe Aubry – Les compagnons du cinema

Il Mio Godard è un film profondamente equilibrato, godibile, ironico e divertente. Un lungometraggio che avvicinerà, senza dubbio, gli amanti del cinema francese e non solo. Racconta anche di un’epoca che sembra ormai lontana quel maggio ’68, anche se per Hazanavicius in Francia esiste ancora un movimento di protesta:

“Quella Francia era grigia, combatteva contro De Gaulle e la sinistra voleva andare al potere. Oggi, invece, essere rivoluzionario vuol dire essere repubblicano”.

Louis Garrel è contrario, secondo l’attore si manifesta di meno, esiste una “sorta di ricatto ai lavoratori ed è difficile trovare temi che siano la nemesi del ’68”.
“Si manifestava con gioia anche se era una società triste”, come afferma Hazanavicius mentre Garrel esprime il suo disaccordo.

Il ’68 è al centro del film del premio Oscar Michel Hazanavicius (c) Philippe Aubry – Les compagnons du cinema

Il Mio Godard si basa anche “sullo sfasamento” di Godard nei confronti del movimento del ’68, da qui scaturisce anche parte della sua ironia. Per realizzarlo, il regista ha convinto Anne Wiazemsky (recentemente scomparsa) citando proprio l’elemento buffo e divertente.

Bellissimo, spassoso e perfettamente realizzato il meta-film di Hazanivicius vi aspetta al cinema dal 31 ottobre. E chissà se a Jean-Luc piacerà quest’edizione di Godard?

 

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