Fino al 12 aprile 2026 nelle sale al pian terreno di Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini è possibile ammirare per la prima volta alcuni preziosi capolavori mai esposti fuori dal Turkmenistan nella mostra “Antiche civiltà del Turkmenistan”, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e in collaborazione con il Ministero della Cultura del Turkmenistan. Un’esposizione che ci aiuta a conoscere ed ammirare civiltà e luoghi crocevia di popolazioni e intensi scambi culturali, ma spesso trascurate e non conosciute dal pubblico.





In mostra capolavori di artigianato, arte e cultura dell’antica area della Margiana Protostorica nel sud est del Turkmenistan risalenti al III e II millennio a.C., come le figurine in terracotta che rappresentano il mondo degli antichi allevatori e agricoltori della regione che, se pur estremamente arida, era stata dotata di complessi sistemi d’irrigazione, che garantivano raccolti abbondanti e lo sviluppo di una fiorente civiltà.
Da osservare i sigilli con impresse immagini di animali fantastici, eroi possenti e semidei, che accompagnano l’individuo nella vita e nella morte, divinità sedute su troni o animali, la “Signora degli Animali”, donna alata che domina rapaci o felini; eroi che afferrano o combattono serpenti e draghi. L’arte orafa e l’estetica dei gioielli della Margiana si caratterizza per la semplicità e la raffinatezza: gioielli in oro e pietre semipreziose, oggetti per la cura del corpo. Materiali esotici come lapislazzuli, turchese e conchiglie erano frutto di intensi scambi commerciali con l’Iran, l’Afghanistan, la Valle dell’Indo e il Golfo Persico.
Celebre e dal notevole impatto culturale e archeologico, pur nelle sue ridotte dimensioni di circa 9,5 cm di altezza, è la statuetta femminile in steatite nera e marmo bianco, rinvenuta nella Tomba 1799 della Necropoli Reale di Gonur-tepe, riconducibile alle cosiddette principesse battriane, la cui funzione non è stata ancora compresa con precisione, poiché potrebbero raffigurare sia personaggi dell’élite defunti sia divinità.
La seconda parte dell’esposizione presenta capolavori provenienti da Nisa-Mithradatkert, un complesso monumentale e santuario dedicato alla dinastia dei Parti che creò un vasto impero esteso dall’Eufrate alla Battriana, poi rivale di Roma. Eccezionalmente, per la prima volta fuori dal Turkmenistan, sono qui esposti i rhyta (corni per versare liquidi) veri e propri capolavori dell’arte dell’intaglio su avorio che costituiscono un ritrovamento unico per la produzione artistica del periodo e indicano le intense relazioni con il mondo ellenistico e iranico.
Oggi appaiono “monocromi” ma in origine essi potevano riportare rivestimenti in argento e bronzo dorato, intarsi di pietre semipreziose e pigmenti. Questi esemplari presentano un caratteristico terminale che riproduce a tutto tondo esseri ibridi come il leogrifo, creature mitologiche o figure umane, al di sotto del quale si trova il foro per l’erogazione del liquido, che si rifanno all’immaginario vicino-orientale e centro-asiatico, mentre il resto del volume è ricoperto un fregio istoriato con immagini di divinità dell’Olimpo, cicli mitici e dionisiaci, fondendosi con un linguaggio figurativo ellenistico.
Notevole è l’espressività e l’intaglio dei volti in argilla cruda raffiguranti guerrieri, eroi e antenati della famiglia reale; tecnicamente queste sculture erano realizzate in parti distinte, a mano o con matrici, e poi assemblate prima di stendere la pittura. La vicinanza alla cultura ellenica è evidente nelle statue femminili in marmo e anche in alcune statuette in metallo destinate ad ornare recipienti o suppellettili come l’Erote vendemmiante, la sfinge, la sirena e l’Atena, realizzate in argento impreziosito da dorature. Mentre le armi, fra cui la splendida ascia da parata in argento dorato, mostrano un’ispirazione orientale, vicina al mondo nomadico delle steppe.
Contenuti multimediali, pannelli e video con ricostruzioni 3D aiutano i visitatori a comprendere i diversi contesti e in modo particolare il sito di Nisa Vecchia com’è oggi, attraverso un’installazione centrale di video mapping proiettata su un modello in scala, basata su una scansione 3D effettuata dal Politecnico di Torino.