Musei Capitolini: il Colosso di Costantino trionfa sul Capitolium

Una delle più importanti sculture colossali dell’antichità torna nuovamente nella sua integrità ricostruita, emozionando e stupendo con i suoi 13 metri di altezza.

Grazie ad approfonditi studi e alle più avanzate tecniche di ricostruzione il Colosso di Costantino viene innalzato riproducendo l’altezza originaria di 13 metri nel giardino di villa Caffarelli. Presentato con ammirazione alla presenza di giornalisti e archeologi dal Sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, affiancato dall’Assessore alla Cultura di Roma Capitale Miguel Gotor, dal sovrintendente Claudio Parisi Presicce, dal componente del Comitato di indirizzo di Fondazione Prada, Salvatore Settis e da Adam Lowe, della Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, rappresenta un successo di ricostruzione archeologica e di innovazione tecnologica a servizio del patrimonio culturale.

In scala 1:1 con la sua imponenza crea suggestione e ammirazione così come doveva apparire agli occhi degli antichi, uno degli esempi non solo di scultura romana tardo antica, ma soprattutto di scultura colossale di cui in antico si conoscono pochissimi esemplari, che si rifanno tutti alle sculture crisoelefantine di Zeus e Athena Parthenos di Fidia.

“Stiamo cercando con grande impegno di recuperare le dimensioni dell’antichità e la nostra conoscenza e percezione dei capolavori del passato, di cui conserviamo tracce e frammenti. Lo abbiamo fatto poco tempo fa con il nuovo Museo della Forma Urbis, lo facciamo andando in profondità con gli scavi della Metropolitana, lo facciamo attraverso l’anastilosi della Basilica Ulpia e adesso rendendo fruibile da tutti questa statua colossale per essere ammirata ed essere un invito a visitare i Musei Capitolini. Questa ricostruzione contribuisce a farci comprendere meglio il passato e quindi a capire meglio chi siamo” ha spiegato il Sindaco Roberto Gualtieri.

 

Il progetto ricostruttivo della scultura è iniziato attraverso l’attenta analisi dei frammenti della statua colossale rinvenuti nel 1486 all’interno della Basilica di Massenzio e ora conservati presso i Musei Capitolini. Qui, infatti, era la sede dei “Conservatori”, da cui il nome del Palazzo, la più importante magistratura capitolina, che aveva tra i suoi compiti fondamentali quello di preservare le antichità.

 

“Per la prima volta studiando la relazione tra i frammenti rinvenuti e soprattutto le tracce invisibili, quelle che dovevano essere coperte dal panneggio o dai punti di aggancio, si è potutoriproporre un modello di riferimento e, quindi, una loro ricostruzione. – ci spiega Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino – A seguito di riflessioni con il Prof. Settis e la Fondazione Prada, abbiamo potuto realizzare una ricostruzione virtuale, assolutamente fedele, la restituzione dei singoli frammenti attraverso la digitalizzazione e il lavoro meticoloso con la Factum Foundation, che si occupa dell’utilizzo della tecnologia per la conservazione del patrimonio, per l’esatto posizionamento di ogni più piccolo frammento. Ad esempio, un frammento della parte del petto rinvenuto nel 1951, ci ha chiarito definitivamente l’iconografia con il petto nudo e con una traccia sul lato sinistro per la presenza del panneggio che dalla spalla scende verso le gambe. Abbiamo così, tutti noi compreso l’importanza di restituire l’opera in forma reale ai visitatori moderni, affinché potessero provare le stesse sensazioni degli antichi sudditi romani. Sempre nell’ambito dell’iconografia è importante la presenza del ginocchio nudo, elemento di tradizione omerica che indica la massima devozione con richiesta di supplica rivolta ad un essere mortale o divino nel mondo antico. Molte sculture di Zeus hanno lo stesso elemento iconografico, che viene ripreso poi da molti imperatori a partire da Augusto, e ovviamente la scultura di riferimento è la scultura colossale crisoelefantina dello Zeus di Fidia a Olimpia. Così anche Giove Capitolino a partire dalla ricostruzione di Silla guarda come modello all’opera fidiaca e da qui la scelta di collocare la nostra ricostruzione nel luogo dove in antico si trovano i resti delle fondazioni del podio del tempio di Giove realizzato nel 509 a.C. Inoltre, molti elementi ci spingono a pensare che Costantino abbia voluto utilizzare proprio una statua di Giove, forse proprio di Giove Capitolino, per realizzare la sua immagine colossale modificandola”.

 

Salvatore Settis, componente del Comitato di indirizzo di Fondazione Prada, aggiunge: “La Fondazione Prada ha deciso di partecipare a molte iniziative di valorizzazione e ricostruzione dell’antico per interrogarsi sul ruolo dell’arte classica nel contemporaneo.  Il colosso di Costantino è un esempio di riuso di materiali più antichi: si doveva trattare di una scultura più antica e di natura divina: il viso perfettamente rasato in realtà aveva la barba, che Costantino non portò mai, quindi originariamente la scultura era una divinità, probabilmente Giove e non va escluso, anzi è altamente probabile che fosse proprio la statua di Giove Capitolino, delle medesime dimensioni, così come quello fidiaco, celebrato ora nella mostra su Fidia, proprio qui a palazzo Caffarelli. Si tratta quindi di un rimpiego che indica anche un’evidente manifestazione della “violenza del potere”, creando una suggestione emotiva sui sudditi per le sue dimensioni.”

L’opera rimarrà visibile gratuitamente nel cortile di Palazzo Caffarelli fino a tutto l’anno giubilare poi, afferma il Sovrintendente, sarà probabilmente trasferita nel Museo della Civiltà Romana all’EUR.

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