Quelle lapidi di quartiere con i nomi dei caduti

A Roma sono tanti i monumenti ai caduti nella Grande Guerra dei vari quartieri della Capitale. Spesso dimenticati

Impossibile non notarle nelle frenetiche giornate romane. Stanno lì, da 90 anni e passa, silenziosamente, spesso avvolte nell’incuria più totale. Eppure sono il ricordo di una tragedia immensa, che non va dimenticata: quella Grande Guerra costata all’Italia quasi 700 mila giovani vite. Sono le lapidi che costellano i quartieri centrali di Roma, sulle quali sono incisi i nomi dei caduti natii di questo o quel quartiere. Nomi, tanti nomi.

Il grosso di questi monumenti è stato inaugurato negli anni 20, quando l’Italia iniziava a elaborare il dramma della guerra. Il 7 giugno del giugno del 1928, per esempio, è stato inaugurato in Piazza Cola di Rienzo il monumento di caduti del quartiere Prati, con i nomi di quei ragazzi romani partiti per il fronte e mai più tornati. Oggi quel pezzo di memoria è ancora lì, un po’ abbandonata e con qualche cartaccia di troppo. Lo stesso giorno, fu inaugurata la lapide ai caduti di Trastevere, in Piazza Mastai, davanti al ministero dell’Educazione Nazionale, oggi dell’Istruzione.

Il 26 settembre di otto anni prima, nel 1920, era toccato a un altro grande monumento. Siamo a Via del Seminario, davanti all’ingresso dell’ex ministero delle Poste, a due passi dal Pantheon. Lì, per opera dello scultore Turillo Sindoni, ancora oggi è visibile il monumento a tutti i postelegrafonici partiti per la guerra e mai più tornati. Anche i dipendenti pubblici combattevano.

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