Da Grandi a Sordi, quella Villa diventata Museo

Costruita nel 1932 per il gerarca fascista, per quasi 5 decenni fu la dimora del grande attore romano, che nasceva proprio 100 anni fa

Con Alberto Sordi in Amore mio aiutami © Archivio Enrico Appetito

In principio fu del gerarca bolognese Dino Grandi, l’uomo che con l’omonimo ordine del giorno, portò alla destituzione di Mussolini, il 25 luglio 1943. Poi, nel 1958, divenne la villa di Alberto Sordi, fino alla morte, nel 2003. Oggi l’Albertone nazionale, ultimo simbolo di una romanità che non esiste più, avrebbe compiuto 100 anni. Nato il 15 giugno del 1920 a Trastevere, una vera maschera italiana e, soprattutto romana.

La villa che dal 1958 al 2003 fu l’abitazione di Sordi, era stata costruita nel 1932 da Clemente Busiri Vici, appartenente a una dinastia di architetti e urbanisti, per Alessandro Chiavolini, segretario particolare del Duce, anche se la leggenda narra che il proprietario fosse un altro gerarca fascista, decisamente più noto, Grandi

L’abitazione di via Druso, che domina le terme di Caracalla, ben visibile da Piazza Numa Pompilio, fu realizzata seguendo uno stile eccentrico e tradizionale al tempo stesso. Nella villa, oggi divenuta Museo, Sordi si era fatto costruire oltre che una piccola sala di proiezioni, anche una barberia.

Il  Comune di Roma per il centenario della nascita dell’ attore romano aprirà le porte della casa dell’ attore alle visite, Un maxischermo di fronte all’ entrata inoltre trasmetterà 24 ore su 24 a partire da marzo le immagini dei film dell’ Albertone nazionale.

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