Il World Press Photo 2018 torna a Roma, le foto premiate dei migliori fotogiornalisti saranno in mostra al Palazzo delle Esposizioni fino al 27 maggio. Una serie di scatti che raccontano il 2017: le proteste del Venezuela nello scatto vincente di Rolando Schemidt, la scuola nuoto di alcune bambine in Zanzibar negli statti di Anna Boyazisd, la poetica delle due amiche Hannah e Alena in un villaggio biodinamico dell’Austria fino alle immagini realizzate dai fotografi italiani Alessio Mamo, Fausto Podavini, Giulio di Sturco e Francesco Pistilli, vincitrici di premi in categorie differenti.
Trecento sette foto in otto categorie che ci raccontano e raccontano storie che non conosciamo: due fratelli dell’Altopiano del Loess in uno scatto che ricorda i quadri di Vermeer; la sindrome di rassegnazione, una misteriosa malattia svedese che colpisce molti giovani migranti provenienti dall’Est Europa e le immagini che abbiamo scelto deliberatamente di ignorare: quelle dei conflitti in corso (dal Medio Oriente al dramma dei Rohingya), le storie e i volti dei rifugiati.
Non solo notizie, molte foto sono dedicate a storie e luoghi poco conosciuti: il tedesco Thomas Peschak, con quattro scatti premiati, ritrae la natura e gli animali con i problemi e la magia che li contraddistinguono. Ci sono poi i corpi nudi, che sembrano tratti dai quadri di Ingres, delle prostitute russe ritratte da Tatiana Vinogradova, lo show dei macachi in Giappone negli scatti di Jasper Doest e la crescente passione per la tauromachia dei giovani danesi raffigurati da Nikolai Linares.
Come la situazione disperata del Venezuela raffigurata dal fotografo venezuelano Ronaldo Schemidt, una foto per l’agenzia Agence France Press che ritrae un ragazzo in fuga avvolto fra le fiamme, realizzata nel maggio del 2017 nel corso delle manifestazioni contro Nicolás Maduro a Caracas e che ha vinto il premio della miglior foto dell’anno. Il managing director Lars Boering ci ha spiegato cosa c’è dietro una foto che viene premiata dal World Press Photo:
“La giuria vede nelle foto una storia importante che segue una tematica centrale per quell’anno, le foto vanno scattate in modo molto visivo, qualche volta in condizioni difficili. È una combinazione di arte del fotografo, la storia che sia importante e l’immagine che esce fuori da tutto questo. Quest’anno sono state presentate più di 73mila foto: in tutte le categorie, molte delle quali in News e impieghiamo dalle tre alle quattro settimane per visionarle tutte”.
Fra le molte foto esposte ci sono anche quelle premiate da alcuni fotogiornalisti italiani: Alessio Mamo, 2° premio nella categoria People, ha fotografato Manal, una bambina 11enne ospite dell’Ospedale delle guerre, a causa delle ustioni in volto è costretta a indossare una maschera per proteggerlo, un’immagine profonda, bellissima e che non si riesce a smettere di guardare. Il fotografo ci ha parlato della sua foto:
Fausto Podavini ha, invece, raccontato la comunità della valle dell’Omo in Etiopia, un Paese che ha iniziato ad amare grazie ad altri progetti. Il fotogiornalista romano ha seguito la costruzione di una diga e come ha cambiato le vite delle tribù che vivono nella zona vincendo il secondo premio nella categoria Long Term Project:
Francesco Pistilli ha vinto il terzo premio nella categoria Stories nella sezione General News, le “vite nel limbo” di con il suo scatto di rifugiati afghani a Belgrado. Il fotogiornalista ha raccontato come ha maturato gli scatti e come tutto avveniva sotto la totale indifferenza degli abitanti della città:
“Ho il privilegio di sedermi con i giudici, ho visto le 73mila foto, ma è bello vedere che tutte le tematiche del mondo sono rappresentate. Anche nel caso dell’Italia, come i terremoti, ed è interessante da quel punto di vista come molti dei lavori esposti siano di fotografi locali. Molti dei vincitori italiani hanno scattato le immagini in altri Paesi, ma incoraggiamo i fotogiornalisti a raccontare le realtà locali dei loro Paesi. È interessante perché ci troviamo di fronte a uno scatto di Masfiqur Sohan che ha scattato quest’immagine in Bangladesh (si tratta di un gruppo di Rohingya che osservano le loro case bruciare, ndr). Per qualche motivo, i fotogiornalisti vogliono andare molto lontano per realizzare i loro lavori, allontanandosi dalla via di casa”, ha spiegato Boering.
Il managing director del World Press Photo ha un suo scatto preferito e si tratta delle ragazze di Anna Boyazisd:
“Non so pronunciare il suo nome, ma quella è la mia foto preferita. Per quanto vediamo problemi nel mondo, mi piacciono immagini come queste che mostrano soluzioni, che le cose vanno bene. Quello che dice è bellissimo: insegna a un uomo a nuotare e nuoterà, insegnalo a una donna e lo insegnerà alle altre ed è proprio questo che si vede nelle immagini”.
World Press Photo 2018 è una mostra ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography.













Info
World Press Photo 2018
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194
27 aprile – 27 maggio
Domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00. Venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30. Lunedì chiuso.
L’ingresso è consentito fino ad una ora prima della chiusura
Intero € 12,50; Ridotto € 10,00