Crisi dell’acqua, il caso Roma agita il governo

Documento al veleno del ministro Galletti, ascoltato in audizione. "Alla Regione abbiamo destinato 21 milioni di euro per sistemare la rete"

Acea pronta riduzione stop pressione
Acea pronta riduzione stop pressione

Sono ore cruciali per scongiurare il blocco dell’acqua a Roma. Da circa un’ora è iniziato in Campidoglio un nuovo vertice, dopo quello di ieri sera, finito con un nulla di fatto, tra Acea, Comune e Regione, per trovare una soluzione in extremis in grado di garantire l’approvvigionamento di acqua. Di certezze al momento ce ne sono poche, nonostante il ciclo di riunioni in corso. In compenso il governo ha iniziato a mettere in chiaro alcune cose su Roma e la sua crisi idrica.

In un documento riservato diffuso nel corso dell’audizione del Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, oggi alla Camera, l’esecutivo ha detto finalmente la sua su uno dei grandi problemi della metropoli. Nella confusione generale di queste ore, arrivano alcuni punti fermi.

“La situazione di Roma è, allo stato, quella che preoccupa maggiormente. E’ chiaro a tutti che una parte consistente dei problemi della Capitale e dei rischi che oggi corre siano da ricollegare alle intollerabili perdite di rete che caratterizzano la sua infrastrutturazione idrica”, si legge nella relazione di Galletti, in riferimento al tasso di dispersione nella rete Acea, vicino al 44%.

Il governo non ci sta a passare per spettatore inerme dinnanzi alla crisi dell’acqua e rivendica i denari messi sul piatto e girati direttamente alla Regione, che deve farne un uso ragionato. “Questo è un problema antico, su cui bisogna una volta per tutte finalmente intervenire. Sono 21 milioni di euro i fondi destinati alla Regione Lazio nel quadro di un più ampio Piano di sostituzione delle reti previsto nell’ambito della programmazione dei Fondi Sviluppo e Coesione. Credo che questo sforzo del governo e del mio ministero possa e debba essere un volàno per gli investimenti ai quali i soggetti gestori e le Regioni dovranno concorrere”.

Di qui, chiude il documento del Ministero, un primo consiglio spassionato agli addetti. “Per affrontare la situazione occorre, inoltre, realizzare nuovi invasi e promuovere un uso sostenibile della risorsa idrica, sia nell’irrigazione che negli usi idropotabili. L’analisi del quadro delle attuali disponibilità idriche e degli interventi migliorativi attivati ed attivabili ha condotto, come è noto, all’identificazione della condizione di severità idrica alta limitatamente alla Regione Lazio, Umbria e Marche; ciò consentirà l’eventuale attivazione delle procedure a sostegno del settore agricolo nonché, come detto, la richiesta di concessione dello stato di emergenza, su impulso regionale”.

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