Alitalia, il vero scoglio è il piano industriale

Difficile trovare la sintesi tra chi si occupa di treni, chi di austostrade e chi di voli. E poi ci sono gli esuberi

Lo schema c’è, i soci anche. Persino il piano industriale. Ma basterà a far decollare Alitalia? Davvero una bella domanda. Il fatto è che una cordata più eterogenea non poteva essere. I Benetton, entrati con la holding Atlantia, chiedono per esempio profonde modifiche al piano definito da Fs con Delta: tocca alla società guidata da Giovanni Castellucci fare la prima mossa. Il lavoro congiunto dovrà essere completato entro il 15 settembre. È la data ufficiale fissata dal ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, perla presentazione del piano e dell’offerta vincolante e definitiva ai commissari per l’acquisto delle attività Alitalia. Oggi il piano di Fs e Delta prevede una riduzione della flotta dai 117 aerei attuali a 102 dal primo gennaio 2020, i jet di lungo raggio scenderebbe roda 26 a 23; ci sarebbe una parziale risalita fino a 25 nel 2023 (su 109 aerei totali). Ma per Atlantia, come ricorda il sito Next Quotidiano tutto sembra essere troppo sbilanciato in favore di Delta.

Ma c’è un altro punto sotto la lente: quello degli esuberi, che potrebbero superare quota duemila. Sul tavolo di lavoro per il piano, che partirà a breve con una serie di incontri tra i partner, c’è già la bozza messa a punto in questi mesi da Fs e Delta e che ora, dopo l’ingresso di Atlantia nella cordata, è destinata ad alcuni aggiustamenti di rotta, tra cui una spinta ai ricavi e al traffico sul lungo raggio e l’aggiunta di misure per migliorare i servizi a terra seguendo il modello Fiumicino. Potrebbe subire modifiche anche il capitolo flotta: l’attuale bozza prevedrebbe la messa a terra di 18 aerei, ma la conseguente riduzione dei movimenti a Fiumicino, gestito da Aeroporti di Roma, potrebbe non essere gradita ad Atlantia.

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