Di carburante finanziario in cassa non ce n’è praticamente più. Esauriti o quasi i 400 milioni stanziati, il governo prova a rilanciare per dare ad Alitalia una via d’uscita. L’obiettivo è trasformare la crisi globale legata all’emergenza coronavirus in una opportunità, sfruttando da un lato il maxi fondo pubblico per la statalizzazione delle aziende in crisi, dall’altro gli aiuti europei riservati alle compagnie. Il rilancio, scrive il Messaggero, costerà duemila esuberi e il taglio di 11 aerei.
Esauriti o quasi i 400 milioni stanziati, il governo prova a rilanciare per dare ad Alitalia una via d’uscita. L’obiettivo è trasformare la crisi globale legata all’emergenza coronavirus in una opportunità, sfruttando da un lato il maxi fondo pubblico per la statalizzazione delle aziende in crisi, dall’altro gli aiuti europei riservati alle compagnie. Per questo il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli si dice sicuro che entro giugno arriverà la newco, o meglio inizierà il complesso passaggio dei rami aziendali dalla vecchia alla nuova compagnia tricolore. Alitalia, anche se il ministro non lo dice, resteranno gli esuberi, circa 2 mila, che verranno gestiti attraverso gli ammortizzatori sociali, Cig e prepensionamenti. Nell’altra società, che punterà sul lungo raggio, finiranno invece 90 aerei, gli slot e tutti gli asset industriali considerati funzionali alla ripartenza.
Non è chiaro se la newco entrerà nell’orbita Invitalia o sotto una diversa scatola pubblica, di certo lo scopo del governo è quello di investire massicciamente nel vettore. Del resto ha già speso circa 1,5 miliardi tra prestiti-ponte e linee di credito rinnovate. Portando così i costi totali dei salvataggi che si sono succeduti a quota 10,5 miliardi. Senza contare la Cig in deroga attivata e anticipata dalla compagnia in attesa del ristoro dall’Inps.