Alitalia senza pace tra spezzatino e coronavirus

Il virus costringe la compagnia a mettere in Cig 4.000 lavoratori mentre avanza l'ipotesi della cessione di asset separati

Alitalia tra coronavirus e spezzatino industriale. Punto primo, la compagnia ha chiesto una nuova procedura di cassa integrazione straordinaria per quasi 4 mila dipendenti, numero che si è allargato rispetto alle previsioni iniziali proprio a causa dell’epidemia.

L’azienda ha così avanzato richiesta per altri sette mesi di cigs, dal 24 marzo al 31 ottobre, per complessivi 3.960 dipendenti. Si tratta di  1.175 persone (di cui 70 comandanti 95 piloti e 340 assistenti di volo e 670 del personale di terra), ai quali vanno ad aggiungersi altri 2.785 per imprevisti legati all’emergenza coronavirus: 143 comandanti, 182 piloti, 780 assistenti di volo, 1680 personale di terra. Numeri non ancora definitivi e che saranno comunque oggetto di trattativa con i sindacati.

L’altro spauracchio, è la vendita a pezzi della compagnia. Ovvero, un nuovo bando di gara a doppio step per Alitalia, con la vendita di tre distinti ramid’azienda e la possibilità di acquistarli insieme. Sarebbe questo il nuovo business model che si prevede sarà contenuto nella nuova procedura di acquisto del vettore secondo le indiscrezioni.

Non più la partecipazione in una newco contenente più o meno il perimetro della società, dunque, ma il ritorno sulla scena del celebre spezzatino con handling, manutenzione e aviation che si presenterebbero come acquisibili in maniera (anche) separata.

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