Aloisi (NCC): vi spiego cosa si nasconde dietro alle proteste dei tassisti

Giulio Aloisi di Anitrav NCC racconta a Radiocolonna il suo punto di vista sulle rivendicazioni dei taxi

Non è passato inosservato lo sciopero dei tassisti della scorsa settimana. Nelle principali città italiane, infatti, le auto bianche hanno incrociato le braccia per diverse ore, con adesioni – secondo i sindacati dei tassisti – che hanno lambito addirittura l’80%. Ma la partecipazione non è stato l’unico fattore che ha attirato l’attenzione sulla mobilitazione, visto che alcuni osservatori hanno sottolineato anche i punti deboli della protesta. Tra loro c’è Giulio Aloisi dell’Anitrav NCC, che a Radiocolonna ha raccontato il suo punto di vista sullo sciopero e sulle rivendicazioni dei ‘rivali’.

“Quella dei tassisti è stata una protesta anacronistica. Chiedono sempre le stesse cose, tra cui una regolamentazione delle piattaforme dove loro stessi lavorano, quando in realtà non capiscono che le applicazioni attecchiscono perché sono i taxi ad essere carenti dal punto di vista del servizio – spiega Aloisi a Radiocolonna – e qui, si badi bene, non è solo un problema numerico, comunque rilevante. Il problema è anche legato alla qualità, perché se un cliente decide di affidarsi ad un’applicazione e non a loro, si devono porre qualche interrogativo, anche perché spesso le app sono più costose delle auto bianche”.

Anche sui problemi provocati dal covid ai tassisti, dice Aloisi, ci sarebbero posizioni pretestuose da parte dei taxi. “Il covid ha creato problemi a tutte le imprese, comprese le loro ovviamente. I tassisti volevano più soldi per i ristori, non capendo che se dichiari 1000-1500 euro al mese, non esistono le basi per ottenere più fondi. Io personalmente ho preso i soldi sulla base di quello che ho fatturato e per fortuna ho fatturato parecchio con le mie auto, ma è impensabile non dichiarare tutti i soldi che si guadagnano e poi lamentarsi dei pochi ristori.

Ma, secondo Aloisi, il punto più controverso delle rivendicazioni dei tassisti si nasconderebbe dietro a quella battaglia che i taxi dicono di combattere contro l’abusivismo.

“Visto che la politica italiana non vuole e non appare in grado di regolamentare il settore, ci sta pensando l’Europa. E la giustizia amministrativa italiana si sta adeguando alle norme comunitarie, come testimonia una sentenza del TAR del Lazio che ha fatto propria una normativa europea sul tema che sostiene che una società estera possa lavorare in Italia così come una società di noleggio italiana possa lavorare all’estero. E i tassisti hanno il terrore che l’Europa possa normare il settore, perché il libero mercato va bene, nella loro ottica, finché non va a toccare il proprio orticello”.

Ma nel settore l’abusivismo esiste o no?

“Esiste, ma è circoscritto in realtà come Roma e Milano, non è certamente un problema così diffuso come i tassisti vorrebbero far credere. La realtà è che i taxi vogliono mantenere il monopolio del trasporto pubblico non di linea, far aumentare di valore di licenze che non sono di loro proprietà bensì del Comune. La tattica è la seguente: più attacco gli NCC e il loro diritto di lavorare, più mi si alza il valore della licenza. Spero che Mario Draghi nel decreto concorrenza sistemi situazioni che solo in Italia oltraggiano il mercato libero”.

Infine Aloisi fa un’annotazione anche sul successo presunto del sciopero dei taxi.

“Le principali sigle non hanno aderito allo sciopero. A Roma erano quattro gatti, sempre gli stessi rappresentanti delle stesse sigle – conclude – L’adesione all’80%, sempre che si tratti di una stima accurata, c’è stata soprattutto perché molti loro colleghi hanno paura ad andare a lavorare, visto che alcuni rappresentanti di queste sigle spesso sono anche aggressivi”.

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