Ama, crolla sulla cura del grande verde Romano

Alla fine Ama ha dovuto ammettere di non essere in grado di curare il verde cittadino. Parte una nuova gara d'appalto che non si sa come verrà pagata

rose romane

Roma e il suo grande verde non vanno proprio d’accordo.  O meglio il Campidoglio, negli anni, ha dimostrato di non essere in grado di gestirlo in modo adeguato. Anzi con il passare del tempo e il fisiologico infoltimento di parchi e alberature stradali la situazione si è fatta critica, pericolosa e a volte fatale per i passanti.

La polemica sulla manutenzione del patrimonio verde e quello ancor più attuale sulla potatura degli alberi e sulle foglie cadute e rimaste a terra è motivo di grande scontento cittadino e dimostrazione dell’impossibilità della politica di autogestire la vegetazione capitolina.

Dopo i proclami di interventi risolutivi e rapidi, il Campidoglio zitto zitto decide di levarsi il pensiero e affida, con un bel colpo d’ala, a ditte esterne la completa responsabilità del verde cittadino. Quindi: raccolta foglie, potature, diserbo, sfalci, concimazioni e prevenzione ecc. La municipalizzata alla fine dà forfait, si arrende, afflitta dalla scarsità di uomini e mezzi e oberata com’è anche dal disastro “immondizia”.

Parte allora il bando di gara alla ricerca di rinforzi esterni. Si parla di 13.000.000 di euro (tredicimilioni) per un periodo di 2 anni!!!! I tempi per l’aggiudicazione del bando non sono chiari ma certo, che vista la stagione, prima si fa meglio è. Non volesse il meteo che il cielo decidesse di far nevicare rendendo invivibile la situazione. Ad oggi nessuno ha spiegato da dove verranno fuori questi milioni di euro, dato che il fondo del barile dell’Ama e c. è stato raschiato fino alla consunzione!

Ci vien quasi da ipotizzare una nuova gabella denominata “green duty” che con questo “richiamo” anglosassone peserà, sicuramente, di meno alle nostre tasche. La Capitale, tra lasciti ed espropri, nel tempo, ha conquistato il titolo di comune con più ettari di verde in Europa. Il 67% del suo territorio è coperto dal verde. Gran parte di questa ricchezza viene dalla nobiltà e dal papato (spesso fusi per volere terreno e non divino) che avvalendosi di architetti e paesaggisti hanno fatto delle loro “casine di caccia” dei veri e immensi capolavori lussureggianti. Una su tutte va ricordata: Villa Doria Pamphilj. 184 ettari dove una volta si alternavano frutteti, orti, orangerie, giardini curatissimi, laghetti e cascatelle. Oltre, naturalmente, ad edifici abitativi maestosi. Nel 1939 ebbe inizio l’esproprio di tutto quel comprensorio, terminato dopo più di 30 anni, nel 1971. Un immenso polmone verde per Roma oltre che una grande vittoria del pubblico sul privato.(?) .  Ma anche un costo di gestione che si è evidentemente rivelato insostenibile tanto da arrivare al degrado di oggi e alla scelta (necessaria) di ricorrere all’aiuto privato.

Gandhi disse “la civiltà di un popolo si misura dal modo di trattare gli animali” noi ci permettiamo di aggiungere “e da come tratta il verde che le è stato dato in sorte”.

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