Imprese romane alla guerra contro Ama. La Cna di Roma ha deciso di farsi carico delle loro istanze e percorrerà a breve le vie legali contro l’azienda municipalizzata.
E questo perché la legge 147/2013 stabilisce che Tari è dovuta nella misura massima del 20% della tariffa in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione conosciuta dell’autorità sanitaria di danno o pericolo alle persone o all’ambiente.
L’associazione degli artigiani, ha scritto il Tempo ieri ha già contattato un noto studio legale di Roma per costringere l’Ama a risarcire gli imprenditori. Se si riuscisse a trovare il modo per invertire il no dell’azienda alle richieste di risarcimento danno fatte da privati cittadini e da commercianti, sarebbero davvero lacrime e sangue dal punto di vista dei conti economici.
La Cna porta degli esempi di risarcimento danno degli ultimi cinque anni (tempo limite per poter certificare l’inadempienza dell’azienda) per imprese tipo. Un albergo con una superficie di 520 mq versa un canone annuo di 5.600 euro; se vincesse contro Ama si vedrebbe restituire 22.400 euro, vale a dire l’80 per cento annuo spalmato sugli ultimi cinque anni, laddove riuscisse a dimostrare con foto e varie segnalazioni fatte all’azienda, il mancato adempimento della raccolta rifiuti. Un ristorante di 360 mq che paga invece 6000 euro di Tari riavrebbe indietro 12.800 euro.