Anno nuovo, vecchie spese. Il 2019 di Roma si apre all’insegna dei sacchetti della spazzatura ai piedi dei cassonetti per i rifiuti lungo le strade. Chiedersi perchè sarebbe tempo perso. Come ha raccontato a più riprese Radiocolonna.it, Roma sconta da anni un deficit industriale in termini di infrastrutture per lo smaltimento. Ma tanto, si sa, paga pantalone.
Già, chiediamoci se non altro quanto costa ad Ama (e al suo azionista Campidoglio), spedire tonnellate di rifiuti verso gli impianti di altre regioni, che puer si raggranellare qualche soldo in più si offrono di smaltire la nostra mondezza. Portare i rifiuti fuori da Roma non è gratis.
Un calcolo, non troppo tempo fa, lo aveva effettuato l’agenzia Dire, riportando le somme spese tra i 2013 e il 2017. Oltre 700 milioni di euro e in proiezione ancora di più, fino a sfiorare il miliardo di euro nel breve periodo è il prezzo che Ama ha dovuto sostenere dal 2013 al 2017, cioè dalla chiusura della discarica di Malagrotta (avvenuta esattamente cinque anni fa). Il motivo di questi costi? Ama è totalmente priva degli impianti e delle tecnologie necessarie per affrontare la nuova fase (dettata da norme europee troppo a lungo ignorate) nella gestione dei rifiuti.
Non c’è molto spazio all’immaginazione. Si tratta dei soldi spesi dai romani in buona parte per esportare fuori dal Lazio in mezz’Italia e anche in Austria 213mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, 149mila tonnellate di “combustibile solido secondario” da bruciare negli inceneritori, 514mila tonnellate di frazione organica stabilizzata (Fos), 230mila tonnellate di frazione organica di rifiuti urbani (Forsu).