La battaglia per la Tari che agita Ama

Commercianti e piccoli imprenditori chiedono lo stop per il 2020 alla tassa sui rifiuti che tiene in piedi i conti di Ama. Che ora barcolla

Ama spa
(immagine di repertorio)

Gli imprenditori vogliono la sua cancellazione, almeno per quest’anno. E la vogliono anche i commercianti, che proprio ieri sono tornati a chiedere al sindaco Virginia Raggi lo stop alla Tari, la tassa sulla raccolta dei rifiuti che per Ama è una delle principali poste di bilancio, alla voce entrate.

“Confcommercio ribadisce ancora una volta che, in questo momento drammatico, se si vogliono sostenere le imprese e il lavoro che generano, occorrono provvedimenti per sostenere i consumi (facilitando ad esempio l’accesso ai negozi con l’abolizione della Ztl centro storico e con la modifica della tariffazione della sosta) e che riducano pressione fiscale e i costi dei servizi pubblici. Per questo chiediamo all’amministrazione una decisione definitiva sulla riduzione del 25% sul pagamento Tari del primo semestre, che tolga la possibilità di eventuali futuri conguagli da parte di Ama”.

Non è finita. I piccoli imprenditori piegati dalla crisi e dall’assenza di turisti a Roma chiedono anche la cancellazione della seconda rata Tari perché “il lockdown ha chiuso la gran parte delle imprese romane e prosciugato i fatturati complessivi, con l’evidente conseguenza di una drastica riduzione nella produzione di rifiuti. Le imprese commerciali romane pagano le tariffe più alte d’Italia a fronte di un servizio di raccolta e di spazzamento stradale che è tra i peggiori”, ha scritto Confocommercio.

Ma c’è un ma. Per Ama, la Tari vale, ultimo bilancio disponibile alla mano, oltre 700 milioni annui. Senza Tari Ama è perduta. Proprio due giorni fa in una lettera all’azionista Campidoglio resa nota dall’Agenzia Dire, il dg della municipalizzata, Stefano Zaghis ha chiesto al Comune una ricapitalizzazione immediata, pena la possibilità di garantire la continuità aziendale.

Ad aggravare la situazione di Ama, tanto da chiedere l’intervento finanziario di Roma Capitale entro i prossimi tre mesi, c’è paradossalmente poi la restituzione di circa 250 milioni di Tariche l’azienda sta versando mensilmente al Campidoglio (circa 15 milioni di euro ogni 30 giorni che si aggiungono ai 37,1 milioni di esborso per il pagamento di tutti i fornitori) in ossequio al piano di rientro varato da Zaghis.

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