Ama, sui conti mina da 700 milioni. Task force in campo

I cittadini furiosi per la gestione rifiuti delle settimane scorse vogliono il rimborso della Tari. Che per l'azienda vale oltre 720 milioni all'anno

Sui conti Ama c’è una mina da 723 milioni. A tanto infatti ammonta l’introito annuo riconducibile alla Tari, la tassa sui rifiuti che i romani debbono pagare. Una posta che da sola tiene in piedi il bilancio della municpalizzata. Solo che, l’emergenza dei giorni scorsi con le strade piene di rifiuti, ha spinto i cittadini romani ad attivare vere e proprie class action per ottenere il rimborso della Tari versata ad Ama. A centinaia stanno chiedendo il rimborso dell’80 per cento della tariffa dei rifiuti che i romani stanno pagando proprio in questi giorni (in media poco meno di 400 euro a famiglia su base annua secondo Cittadinanzattiva.

Una mossa che rischia di far saltare per aria  i conti di Ama, la quale per prevenire danni irreparabili ha annunciato una task force legale “a tutela della intangibilità della tariffa rifiuti”. Insomma per vigilare sul corretto versamento della tassa. La task force, spiegano da Ama, sarà composta da tutti i legali interni all’azienda e coordinata dall’avvocato, professore Mario Cicala, magistrato ordinario dal 1967 al 2015, già presidente titolare della Sezione tributaria della Corte di Cassazione.

“Sono felice che il professor Cicala, che è un’eccellenza in campo giudiziario, uno dei massimi esperti di diritto tributario e vera autorità in materia – afferma la presidente della municipalizzata per l’ambiente, Luisa Melara – abbia accettato subito la nostra proposta, riconoscendosi nella stessa sfida valoriale che, per Ama e per la città di Roma, ha mosso anche me e gli altri colleghi del nuovo Consiglio di amministrazione. Con il suo prezioso contributo di conoscenza e grande esperienza, attraverso il coordinamento e la formazione della task-force di legali interna, intendiamo non solo agire in un’ottica di prevenzione, ma anche strutturare un pensiero giuridico che resti patrimonio dell’azienda stessa. Comprendiamo i disagi che i cittadini, in talune zone della città, possono aver vissuto a causa delle criticità poste dalle decurtazioni di ricettività agli impianti di destino dell’ultimo periodo. Noi stessi siamo cittadini di Roma, prima di tutto. Ritengo, tuttavia, non sia accettabile che qualche associazione minacci ‘class action’, in una materia così delicata, con intenti e fini opposti all’interesse stesso dei romani”.

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