Atac, board al bivio tra concordato e spezzatino

Oggi il cda della municipalizzata. Il nodo dello scorporo degli asset, che però ha i suoi contro. Sindacati perplessi

Fare di Atac quello che si voleva fare di Alitalia: lo spezzatino. Oggi pomeriggio il board della municipalizzata, appena affidata alle cure di Paolo Simioni, uomo della cerchia dell’assessore alle Partecipate Massimo Colomban, si riunirà per una primo esame della situazione.

L’azienda, che in modo abbastanza clamoroso non ha pubblicato ancora il bilancio, si trova a un bivio. Per evitare di portare i libri in tribunale, sotto il peso di un debito da 1,3 miliardi che non lascia spazio di manovra, le soluzioni sono essenzialmente due. O il concordato preventivo o lo scorporo degli asset.

Della prima si è parlato diffusamente, in altre parole di tratterebbe di creare una nuova società cui affidare la gestione delle corse e conferire alla holding Atac il ripianamento del debito. Il tutto sotto la stretta sorveglianza di un tribunale fallimentare, visto che si tratta di una procedura straordinaria.

L’altra opzione sul tavolo di Simioni unitamente ai consiglieri Angela Sansonetti e Cristiano Ceresatto è per l’appunto lo spezzatino. Cioè la creazione separata di asset cui conferire le diverse attività di Atac.  Nel dettaglio, una che gestisce metro-ferro, un’altra bigliettazione e parking, più una newco dedicata a bus e tram. E il maxi debito sarebbe o diviso per tre oppure caricato su una delle tre società che sarebbe così proiettata verso il fallimento.

Attenzione però, lo scorporo non è cosa semplice se si parla di Atac. E’ vero che a soluzione piace al Movimento 5 Stelle più dell’altra (che evoca nei fatti il fallimento visto che si tratterebbe di un’amministrazione straordinaria), ma c’è da considerare un aspetto.

Spezzettare Atac rischia di farle perdere valore di mercato, perchè un asset dopo un certo periodo rischia di diventare più redditizio dell’altro. E questo potrebbe creare un’Atac a due velocità, con una parte che rende più dell’altra. E poi la soluzione non piace un granchè ai sindacati.

I quali vedono nello spezzatino la possibilità che alla lunga qualche operatore (Ferrovie?) si faccia avanti per comprare un pezzo di Atac. Se tutte le attività rimanessero sotto un unico cappello tale scenario sarebbe quasi escluso perchè occorrerebbe allora comprarsi tutta l’azienda.

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