Atac va verso il concordato preventivo. O forse no. Ancora una volta regna il caos intorno alla municipalizzata dei trasporti, impegnata in un difficile se non impossibile risanamento.
Secondo alcune indiscrezioni riportate dal Fatto quotidiano, il nuovo consiglio d’amministrazione, nominato la scorsa settimana da Virginia Raggi, avrebbe scelto seduta d’insediamento odierna di affidarsi al giudice fallimentare per provare a salvare la storica società capitolina dei trasporti, su cui pesa un fardello da 1,3 miliardi di debito.
Con il concordato, in parole povere, l’impresa presenta una richiesta di ristrutturazione del debito al tribunale, con l’ausilio del quale si redige il piano industriale (entro 90 giorni) e si stabilisce la percentuale di risarcimento ai creditori, senza ovviamente interrompere l’attività produttiva. Dunque, corse garantite e debito rimborsato nel tempo e coi proventi dei biglietti. Ma attenzione, se anche un solo fornitore non è d’accordo, scatta l’istanza di fallimento che obbliga Atac a presentarsi in tribunale. Fin qui la prima ipotesi.
Ma nel Pd non la pensano così. Il cda infatti non avrebbe deciso un bel nulla, come fa sapere la consigliera Ilaria Piccolo. “Ci è giunta notizia di un’ulteriore nulla di fatto della riunione odierna del cda di Atac. E’ il segno evidente della confusione e dell’incapacità di governo che regna in città da quando si sono insediati i 5 Stelle. La città ha diritto di sapere oggi, non nel 2019, come intendete gestire il trasporto pubblico, cosa intendete fare della più grande azienda di trasporto pubblico locale d’Italia per dirla in parole povere, sapere se a settembre circoleranno ancora autobus nella nostra città”.