Atac, conto alla rovescia sul piano. Ecco i tre scenari

Oggi il management consegna il piano di rilancio. Ora tocca al Tribunale ma non prima di aver sentito i creditori

Fatto. Il piano industriale di Atac è stato consegnato nelle mani dei giudici fallimentari che dovranno valutarne la sostenibilità al fine di avallare i concordato. Ma non prima di aver ascoltato cosa ne pensano 1.200 creditori della municipalizzata, compreso il Comune azionista. Quali gli scenari a questo punto?

  1. Il concordato fallisce, con il Tribunale che rigetta il piano. Per Atac sarebbero dolori perchè si aprirebbero le porte della legge Marzano, con l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria e la nomina di un commissario. Ma questo non vuol dire fermare il servizio, dipende dalla liquidità residua in cassa e dalla possibilità che il governo conceda un prestito ponte, come per Alitalia, in quanto servizio pubblico essenziale. Una cosa è certa. Il commissario dovrebbe sicuramente procedere alla dismissione di asset di patrimonio importanti per garantire la continuità aziendale e avviare la ristrutturazione del debito. Ma, cosa più importante, sarebbe d’obbligo cercare un partner industriale dal momento che l’azienda non starebbe in piedi sulle sue gambe. Dunque aprire il capitale ai privati.
  2. Il Tribunale dice sì al piano. E allora l’attuale management può partire con il rimborso del debito. E allora niente amministrazione straordinaria e lenta e faticosa risalita. Si spera.
  3. Il concordato va a segno ma le condizioni sono talmente precarie da richiedere l’ingresso di un socio o di avviare una robusta ricapitalizzazione da parte dell’attuale azionista. Ipotesi difficile viste le casse comunali perennemente a secco.
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