Atac oggi può contare su 250 controllori. E sono già pochi, considerando che la flotta della società del Campidoglio si compone di circa 1.500 bus, più un centinaio di treni solo per le 3 metropolitane, Più i tram e le ferrovie urbane, che a breve passeranno alla gestione regionale. Insomma, le truppe scarseggiano, tanto che l’amministratore unico della partecipata, Giovanni Mottura, ha in progetto di raddoppiarle, per portare i controllori almeno a quota 500. Sui bus però, finora, hanno rimesso piede appena in 120. Meno della metà del totale.
C’è chi si è lamentato: “Rischiamo di contagiarci”. Una giustificazione che ha il sapore della beffa, Scrive ‘Il Messaggero’. Proprio per l’assenza di controlli, sui mezzi pubblici è difficile mantenere le distanze e così il virus può circolare più facilmente,
Peraltro oggi su 11mila dipendenti Atac, solo in 8 sono positivi al virus. Lo 0,07%. Altri controllori recalcitranti ricorrono a un cavillo: ¡n teoria il Ministero dei Trasporti non ha mai revocato del tutto la disposizione con cui, a marzo del 2020, all’avvio del lockdown, vietava la salita a bordo dei verificatori.
“Le regole sono poco chiare”, è l’altra scusa. E così gli autobus viaggiano con la sorveglianza dimezzata. Mentre la voragine nei conti dell’Atac continua ad allargarsi: solo per il 2021 l’azienda ha chiesto 100 milioni di euro di ristori al governo, una toppa per fronteggiare il crollo degli incassi da biglietizzazione del 50 per cento.
Il rischio, che Mottura ha ben chiaro, è che la società sia costretta a tagliare le corse. Senza lo spauracchio della multa (almeno potenziale), diventa complicato incentivare tutti i passeggeri a timbrare il biglietto, anche perché l’evasione è una vecchia piaga dei trasporti pubblici.