Atac, il Flaminio diventa terreno di scontro con la Regione

Stop ai cantieri, Stèfano attacca. La Regione non ha versato 4,5 milioni alla municipalizzata

“Le colpe della Regione Lazio sullo squilibrio finanziario di Atac. I mancati pagamenti da parte della Regione Lazio nei confronti di Atac hanno bloccato i lavori sul nodo Flaminio e hanno contribuito ad aumentare la situazione debitoria che ha portato la società al concordato preventivo”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook Enrico Stefàno, Vice Presidente Vicario Assemblea Capitolina e Presidente III Commissione Capitolina Mobilità.

La vicenda riguarda la riapertura del cantiere dello snodo Flaminio che come abbiamo scritto lascia una orrenda ferita nel pieno centro di Roma fra l’ingresso di villa Borghese e Piazza del Popolo. Una situazione che rischia di impegnare diversi tribunali, forse anche penali, in contenziosi infiniti e dannosi.

Di fronte alle rimostranze delle imprese che lamentavano di non venir pagate da mesi dalla Stazione appaltante Atac che avrebbe dovuto trasferire loro i fondi dalla Regione stanziati in buona parte anche dal MIT, ieri sera dalla Cristoforo Colombo rispondevano «in merito al nodo Flaminio agli uffici regionali non risultano pagamenti in sospeso verso Atac e la Regione Lazio ha già liquidato tutte le risorse all’azienda, che resta il soggetto appaltatore. In questa fase la Regione non può subentrare ad Atac e non può effettuare pagamenti doppi. La questione riguarda inoltre anche il Mit che è l’ente erogatore. I nostri uffici stanno comunque rispondo alle richieste delle aziende per spiegare come stanno le cose». 

“Atac – aggiunge Stefàno – non ha mai ricevuto dalla Regione Lazio le somme richieste dalle ditte fornitrici per il lavori su nodo Flaminio. Parliamo di quattro milioni e mezzo di euro. E’ questa la cifra che la Regione Lazio deve ancora versare a Atac per i lavori effettuati prima dell’ingresso nella procedura di concordato preventivo. E’ per questo che Atac non ha potuto provvedere al pagamento delle ditte costruttrici nonostante a maggio del 2017 avesse fatto richiesta per ottenere almeno 1 milione e quattrocentomila euro. Adesso gli importi per i lavori realizzati e non pagati sono confluiti tra i debiti dell’azienda e, in caso di ammissione, saranno corrisposti con le modalità previste dal piano concordatario. Oltre il danno la beffa”.

Approfondimento nel dossier

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014