Nemmeno il tempo di arrivare sul tavolo dei giudici fallimentari che sul piano industriale Atac si accende lo scontro. Ieri il corposo rilancio della municipalizzata è arrivato in Aula Giulio Cesare per essere discusso e licenziato prima dell’esame del Tribunale. A cui, giova ricordarlo, spetterà l’ultima parola. La prima bordata è arrivata dalla dem, Valeria Baglio, per la quale il piano Atac è “assolutamente poco convincente” in quanto non risolve i veri problemi dell’azienda. Sul rilancio di Atac, insomma, la battaglia in Aula è assicurata. Ma non c’è solo il piano industriale a spaccare il Campidoglio.
Molto rumore sta facendo anche la delibera, approvata due giorni fa dalla commissione Mobilità del Campidoglio, che prevede l’allungamento del contratto di servizio ad Atac fino al 2021. Scelta apertamente contestata dall’Antitrust, che ne vede un danno evidente alla concorrenza. Decione che ha spinto alcune liste civiche, tra cui Roma torna Roma a non partecipare al voto in commissione. “Questa maggioranza si ricorda dell’Aula Giulio Cesare dopo oltre quattro mesi dal concordato preventivo, avviato per Atac con una memoria di Giunta. Non parteciperò al voto perché significherebbe votare ad occhi chiusi un atto con forti criticità, come riconosciuto dagli stessi uffici, che mette l’azienda davanti al baratro e i lavoratori davanti a colpe non loro. Invece del risanamento promesso in campagna elettorale dal M5S oggi siamo con i libri in Tribunale”, ha dichiarato la capogruppo Svetlana Celli.
Il problema è che non c’era alternativa al passaggio incolume della delibera in commissione. E il perchè è presto detto. Lo dice la stessa Atac nel preambolo alla delibera, quando sottolinea che la mancanza di continuità per ulteriori 2 anni creerebbe i presupposti per un pericolo imminente di interruzione di servizio tpl in tutto il comune di Roma, che potrebbe trovare concretezza già dal prossimo 26 gennaio 2018. In altre parole, o passa il nuovo contratto oppure i bus si fermano. Quando il monopolio è una necessità.