Atac, perchè far saltare ora Simioni sarebbe un errore

Il sindaco, per una volta, ha ragione. Il manager dovrà rimanere in sella finchè non verrà approvato o meno il piano industriale

Virginia Raggi (Foto Omniroma)

Virginia Raggi blinda Paolo Simioni, presidente e ad di Atac. Almeno per ora. D’altronde, cambiare l’ennesimo manager alla guida della municipalizzata, potrebbe sembrare ancora una volta il segnale di una confusione tutta grillina nell’amministrazione di Roma. E poi c’è un salvataggio sa portare a casa (il piano industriale è all’esame di giudici e creditori, come previsto dal concordato). Che senso avrebbe cambiare timoniere ora?

Eppure questa mattina Roma si è svegliata con le ennesime indiscrezioni sull’altrettanto ennesimo cambio al vertice Atac. Nulla di tutto ciò, a sentire Simioni. “Leggo di fantasiose ricostruzioni giornalistiche riguardo a una mia possibile decisione di lasciare l’incarico in Atac. La notizia è priva di ogni fondamento. Lavoro al risanamento e al rilancio di Ataccon entusiasmo e impegno che crescono ogni giorno che passa”.

A stretto giro di posta, il rinforzo della Raggi. Pieno sostegno a Paolo Simioni, a quanto si apprende da fonti del Campidoglio. Il sindaco ha sottolineato come lo stesso Simioni, ieri, le abbia confermato il massimo impegno nel portare avanti il progetto di risanamento e rilancio di Atac. Dunque, la Raggi, oggi come ieri, ribadisce piena fiducia nell’operato di Simioni.

Al di là delle rassicurazioni di facciata, c’è un senso industriale a tutto questo. Il manager Atac deve portare a termine la sua opera, il piano industriale l’ha scritto lui, se ne dovrà assumere le responsabilità o gli eventuali onori, qualora andasse bene. Fino alla fine. Poi si vedrà. Di sicuro per Simioni non sarà facile rimanere in sella. Il Pd è di nuovo sul piede di guerra.

“All’Atac si continua a parlare di poltrone ma nel frattempo un altro autobus è andato a fuoco. Raggi quando si deciderà a pensare alla manutenzione? Il tanto sbandierato piano di rilancio dell’azienda dove sta?”, si è chiesto il dem Stefano Pedica? La domanda per la verità non è sciocca. Ma questo è un altro discorso.

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